Otto comuni non più montani? «Ma noi non siamo Cortina»

In consiglio provinciale fa discutere la riforma che tira una riga a seconda dell'altitudine: in gioco l'accesso a fondi e deroghe per scuole, trasporti, servizi

Thomas Trenchi
|1 ora fa
Una veduta di Marsaglia
Una veduta di Marsaglia
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Non è solo una questione di parole, ma di risorse e servizi. Nel Piacentino diversi comuni rischiano di perdere la qualifica di “montani” con la nuova legge del governo Meloni. La riforma, basata soprattutto sull’altitudine, potrebbe escludere territori fragili che con la montagna hanno poco a che fare con cartoline o località di lusso. «Travo e Gropparello non sono Cortina d’Ampezzo», avverte senza giri di parole la consigliera provinciale Roberta Valla, che è anche sindaca di Travo.
Essere riconosciuti come comuni montani significa avere accesso a fondi, contributi e deroghe cruciali per garantire scuole, trasporti e servizi essenziali. La nuova normativa potrebbe ridurre drasticamente il numero dei comuni montani in Italia, da circa 4.000 a 2.800. Nel Piacentino rischiano di perdere questo titolo Bobbio, Corte Brugnatella, Piozzano, Travo, Bettola, Gropparello, Vernasca e Alta Val Tidone. «Ci confronteremo con i consiglieri regionali e lavoreremo a una nota unitaria come territorio - promette la presidente Monica Patelli -. Difendere i nostri comuni montani è una priorità e mi impegno personalmente perché ciò avvenga».
Anche in Emilia-Romagna il taglio sarebbe drastico: da 121 a soli 40 comuni montani. La riforma Calderoli mette sul piatto 200 milioni di euro per contrastare lo spopolamento e rafforzare servizi come scuole e asili, ma i criteri attuali rischiano di premiare solo altitudine e pendenza media, senza considerare morfologia e indicatori economici storici. La decisione finale spetterà al ministro, con il voto in Conferenza Stato-Regioni previsto il 19 dicembre.
I lavori del consiglio provinciale hanno poi affrontato alcune modifiche statutarie, come l’introduzione della possibilità per dirigenti e funzionari, su mandato della presidenza, di rappresentare ufficialmente la Provincia in assemblee o riunioni di enti. Un punto che ha fatto discutere. «La rappresentanza da parte di dirigenti o funzionari deve essere l’ultima ratio» precisa la consigliera Nadia Pompini, con un emendamento approvato dall’aula. Critico anche il vicepresidente Franco Albertini: «Se la funzione è politica, non può essere delegata a un funzionario, che non deve trovarsi ad assumere posizioni politiche, ad esempio in un’assemblea di una società partecipata».
Il consiglio, inoltre, ha approvato il bilancio di previsione e il Dup 2026-2028. Oltre 12 milioni di euro sono destinati all’edilizia scolastica e 28 milioni alla viabilità l’anno prossimo, mentre il programma triennale delle opere pubbliche prevede oltre 60 milioni di fondi, di cui circa 25 milioni ancora senza copertura. Tra le opere principali: l’ampliamento del campus di Fiorenzuola, la riqualificazione dell’ex comando dei vigili del fuoco in viale Dante, la nuova palestra nell’ex laboratorio Pontieri, l’ampliamento del polo scolastico di Castel San Giovanni e il ripristino della palestra di Fiorenzuola, distrutta da un incendio. «Le entrate complessive per il 2026 ammontano a 96,4 milioni di euro - sottolinea la presidente Patelli -. Numeri che testimoniano l’importanza del nostro ente sul territorio, anche in assenza della riforma delle Province, utile per rendere più organica ed efficace la nostra azione».