Pendolare Marsaglia-Milano: «Il viaggio dura come il lavoro»

Alessandro Barone fa l’idraulico nella grande metropoli ma ogni sera non rinuncia a tornare in valle. Il problema? «I semafori sulla “45”»

Elisa Malacalza
Elisa Malacalza
|1 settimana fa
Alessandro Barone, idraulico a Milano ma legato alla Valtrebbia
Alessandro Barone, idraulico a Milano ma legato alla Valtrebbia
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Ore 7.03, ogni mattina, con il caldo e con il freddo, da lunedì a venerdì. “Stazione di Piacenza, stazione di Piacenza”, dicono gli altoparlanti e Alessandro Barone, 57 anni, sale sul suo treno, sempre lo stesso. Ombrello in mano perché dicono che pioverà, giacca, borsa con gli attrezzi del lavoro. È un pendolare come tanti, tra le migliaia - sono circa 7mila - che ogni mattina da Piacenza si dirigono verso Milano. Solo che la sveglia di Alessandro strilla sul comodino a Marsaglia insieme all’ululato dei lupi, a 54 chilometri di curve da piazzale Marconi. Praticamente, per lui, il viaggio «è un doppio lavoro», che occupa quasi più ore del lavoro stesso, per lui che dal 2004 fa l’idraulico nelle case della metropoli.
Alessandro, ha trovato parcheggio stamattina?
«Sì, sì, anche perché prima arrivo e prima trovo parcheggio. Io di solito riesco a trovare un buco nei pressi del deposito delle biciclette. E se perdo questo treno volo su quello delle 7.25... Mi fermo poi a Lambrate e vado a piedi fino alla sede del lavoro ».
Quindi quando inizia a lavorare ha già preso l’auto e il treno e si è fatto pure una camminata. Vive da sempre a Marsaglia?
« No, mia mamma è nata a Marsaglia vecchia. Io invece sono cresciuto a Milano; poi nel 1981, dopo la morte di mio papà, siamo tornati in Valtrebbia a vivere. Nel 2001 ho lavorato alla Mcm di Vigolzone, ma dal 2004 lavoro in un laboratorio di idraulica a Milano. E sono in giro quindi come un disperato tutto il giorno», sorride.
A che ora si alza? E a che ora torna a casa?
«Alle 5.15. Salgo in auto e percorro tutta la Statale 45 fino a Piacenza. Se va tutto bene torno a casa alle 20.30. Ripeto, se va tutto bene... Se devo fermarmi a fare anche solo un po’ di spesa al supermercato rimasto aperto, arrivo a Marsaglia alle 22».
Però il lavoro le piace?
«Molto. Mi occupo di scaldabagni, scarichi, rubinetteria. Sono partito da zero, ho imparato un mestiere dopo aver fatto l’operaio».
Perché sceglie di vivere a Marsaglia?
«Perché mi piace rientrare a casa in estate e non avere tutto il caldo della città addosso. E anche in inverno faccio volentieri due passi con il mio cagnolino, alla sera, anche se adesso serve davvero prestare attenzione perché ci sono i lupi in giro. Anche di recente hanno predato i cani da tartufo. La ragione principale che mi fa stare a Marsaglia è l’essere vicino a mia mamma, che ha superato i 90 anni e da alcuni anni si trova in casa di riposo, alla “Silva” di Bobbio, dove può vedere dalla finestra il profilo dei nostri monti».
Cosa le pesa di più della vita da pendolare?
«Sinceramente tutti i semafori sulla Statale 45. Ora ne hanno tolti alcuni, ma me ne restano sempre 4. E poi quando saliamo sul treno tutti noi pendolari preghiamo che sia in orario. Ricordo come fosse ieri il 30 marzo 2021, quando restammo fermi a Tavazzano quattro ore... Quando sono sceso dal treno ero sconvolto. Una specie di trauma, guardi».
Non le viene la tentazione di andare fino a Milano in auto?
« No, è parecchio pesante. Anche economicamente».
La preoccupa il futuro maxi cantiere per la nuova Rivergaro-Cernusca?
«So solo che già i semafori sulla Statale 45, quasi sempre rossi, sono stati una bella prova di pazienza».