Fu il carabiniere piacentino Mino Bongiorni ad arrestare Dumini, il sicario di Matteotti

27 Novembre 2023 07:00

Il carabiniere Guglielmo Bongiorni, detto Mino

 

Negò a lungo in via Beverora, giurando di chiamarsi Bartolomeo Serraglio. Ma il brigadiere dei carabinieri Guglielmo “Mino” Bongiorni non aveva avuto alcun dubbio poche ore prima nel prenderlo subito per un braccio, non appena lo aveva visto entrare in caserma dicendo di essere autista per il ComandoAlleato, lì per ritirare una motocicletta finita sotto sequestro.

Era in realtà lui, quell’uomo alto con una tuta bianca, il sicario fascista Amerigo Dumini, l’assassino di Giacomo Matteotti, e Bongiorni – il cui nome non è mai stato rivelato dalle cronache del tempo – ne conosceva ogni cicatrice sull’avambraccio, incaricato di tenerlo costantemente sotto attenzione durante gli anni in Cirenaica, in Libia.

Fu grazie al piacentino Bongiorni che Dumini – una vita da camaleonte – venne arrestato a Piacenza il 18 luglio 1945. In tasca aveva una immagine di santa Rita da Cascia, patrona dei casi impossibili.

Abbiamo ripercorso le tracce di Bongiorni: ed è a barriera Genova, poco distante dalla caserma dove tutto accadde, che vive ancora oggi la figlia del brigadiere, Marcellina Bongiorni. “Il suo lavoro non entrava in casa, la sua serietà era fuori misura”, ricorda. “Non l’ho mai sentito alzare la voce. Ogni volta che usciva diceva che dovevamo abbracciarci perché non sapeva se sarebbe tornato”.

L’ARTICOLO DI ELISA MALACALZA SU LIBERTÀ

Amerigo Dumini in una foto del direttore di Libertà Ernesto Prati

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