La diga del Molato supera gli otto milioni di metri cubi: attesa per lo sfioro

21 Marzo 2024 18:34

Domani, venerdì 22 marzo, si celebra la Giornata mondiale dell’acqua, istituita nel 1992 dalle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di questa risorsa fondamentale per la vita.
“Una giornata – commenta Luigi Bisi, presidente del Consorzio di Bonifica di Piacenza -che porta con sé riflessioni, ma anche gioia e propositività. E quest’anno l’impegno del Consorzio è massimo: da una parte, siamo in attesa dello sfioro dell’acqua alla diga del Molato arrivando così al momento più suggestivo delle operazioni di collaudo dell’opera; dall’altra, abbiamo organizzato insieme all’Università Cattolica e ad Anbi Emilia Romagna un workshop dedicato agli studenti dei licei e delle scuole superiori della provincia”.

Il collaudo della diga – È iniziato lunedì scorso il collaudo tecnico-funzionale della diga del Molato (Alta Val Tidone) e ora si è in attesa dello sfioro. Si tratta di una procedura controllata e attentamente supervisionata che, una volta terminata nella sua parte tecnica e formale, permetterà al Consorzio di Bonifica di Piacenza (ente gestore della diga) di aumentare la capacità di invaso di circa 455 mila metri cubi. Si passerà quindi dall’attuale volume autorizzato di 7,6 milioni di metri cubi (mc) a circa 8,06 milioni di mc.

La procedura durerà circa 3-4 settimane, nel corso delle quali progressivamente viene superata la quota di invaso attualmente autorizzata, con un incremento graduale del livello idrico fino ad arrivare allo sfioro (tracimo) dagli scarichi di superficie (scivoli) verso il piede della diga dove sono situati i due manufatti (vasca di impatto getti e vasca di dissipazione) che hanno il compito di ridurre al minimo l’impeto della corrente prima del loro ritorno nell’alveo naturale. Una volta che l’opera sarà portata a sfioro, l’impianto sarà mantenuto in quota per un periodo di circa 2 settimane prima di avviare il processo di rientro graduale a quota massima autorizzata. Tutto il processo è condotto in comune accordo e con uno sforzo congiunto, da parte del personale consortile con gli uffici tecnici degli enti coinvolti, in primis la Commissione di Collaudo nominata dal Ministero delle Infrastrutture.

Il motivo per cui la diga necessita di un secondo collaudo, dopo quello effettuato quasi cento anni fa, ovvero dopo la sua entrata in funzione, è la certificazione dell’opera a seguito di importanti manutenzioni straordinarie effettuate negli ultimi decenni. Va specificato che i controlli dell’opera sono – e sono stati – costanti per mantenere l’opera sicura ed efficiente: alcuni sono giornalieri, altri mensili, altri semestrali. A questi ultimi seguono anche visite da parte dei tecnici del Ministero delle Infrastrutture. Costanti sono anche le manutenzioni ordinarie dell’opera.

Secondo quella che è la regola aurea, durante un evento di piena, la portata scaricata verso valle non deve mai superare quella in entrata in diga. Anzi, in molti casi, viene trattenuto in diga parte del volume di acqua in ingresso da monte per contribuire a evitare – o quanto meno ad alleggerire – situazioni di criticità a valle, tenendo conto di affrontare avversità climatiche che negli ultimi anni sono sempre più repentine, improvvise e spesso imprevedibili al punto tale che vanno oltre alle capacità di reazione delle opere e del territorio. In ogni caso, non si provoca nell’alveo di valle del torrente (Tidone in questo caso) una piena peggiore di quella naturale e che si avrebbe senza la diga (come se la diga non ci fosse, e scorresse in alveo la stessa portata di acqua che passerebbe senza lo sbarramento). Il volume di acqua trattenuto durante l’evento di piena (dato dalla differenza tra i volumi di acqua in entrata e in uscita) è chiamato “di laminazione”. Termine spesso citato quando si parla di difesa idraulica.

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