Il piano britannico contro la crisi energetica: un nuovo reattore nucleare all’anno

08 Aprile 2022 05:06

Il Regno Unito riscopre le centrali atomiche come fonti di energia per il futuro, un modo “per sottrarsi ai ricatti di Vladimir Putin e di gente come lui”, sul gas o sul petrolio importati dall’estero.
Lo ha detto Boris Johnson, riprendendo e adattando uno slogan in voga questa estate nel calcio: “Il nucleare torna a casa”.
Un motto che, peraltro, agli Europei non aveva portato granché bene alla nazionale inglese (sconfitta in finale, in casa, dall’Italia), ma che aveva esaltato per settimane i sudditi di Sua Maestà.
Il premier britannico ha presentato la nuova strategia energetica del Regno Unito, una risposta al caro bollette innescato dell’ascesa globale dei prezzi del gas e di altri idrocarburi, che le conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina hanno ulteriormente aggravato.
Accompagnato dal ministro della Attività Produttive, Kwasi Kwarteng, sul sito del gigantesco impianto nucleare di Hinkley Point in costruzione da tempo nel sud-ovest dell’Inghilterra (in foto), Johnson non ha esitato a collegare “l’impennata” proprio agli effetti “dell’aggressione di Putin”.
Ha quindi ribadito, per l’immediato, lo stanziamento pronta cassa di 9 miliardi di sterline di sussidi destinati ad alleviare fra le famiglie meno abbienti il peso dell’incremento dei conti per luce e gas.
Mentre a livello strategico Johnson ha confermato non solo la volontà di rilanciare le trivellazioni e l’uso in questa fase “di transizione” delle residue riserve nazionali d’idrocarburi del Mare del Nord (pur giurando, di fronte alle proteste degli ecologisti, di voler mantenere “pragmaticamente fermo” l’obiettivo delle emissioni zero fissato entro il 2050 alla recente CoP 26 sul clima di Glasgow), ma soprattutto di tornare a espandere la rete di centrali nucleari sull’isola: passando dal limite indicato finora di “un nuovo reattore ogni 10 anni” a “un nuovo reattore all’anno” lungo i prossimi tre decenni.
Per il premier si tratta appunto di un “ritorno a casa” del nucleare nel Paese che “per primo ha realizzato la scissione dell’atomo”.
Una tradizione che “i governi precedenti avevano accantonato” su spinta dei movimenti ambientalisti; ma che “questo governo” – fronteggiato da un Labour non più anti nuclearista – è determinato a riproporre.
Per “garantire un’energia pulita e sicura alla popolazione britannica delle generazioni future”.

IL PIANO BRITANNICO
In sostanza, da qui al 2050 la Gran Bretagna installerà 24 nuovi Gigawatt di energia nucleare, per coprire il  25% della domanda di elettricità.
La strategia è quella degli Small Modular Reactors (Smr), i mini reattori nucleari firmati Rolls Royce su cui sta investendo da due anni: se il Piano sarà realizzato, ne verranno realizzati otto, uno l’anno, da oggi al 2030. Il tutto curato da  un nuovo ente governativo, chiamato Great British Nuclear.
Il governo ha confermato la volontà di mettere online la centrale nucleare da 3,2 GW di Hinkley Point C al più tardi a giugno 2026 e di procedere con il progetto di Sizewell C.

Sul fronte delle rinnovabili, la “Strategia per la sicurezza energetica britannica” punta soprattutto sull’eolico offshore. Entro fine decennio Londra vuole 50 nuovi GW di cui 5 GW flottanti. Per centrare l’obiettivo il governo vuole tagliare i tempi autorizzativi medi da 4 anni a 12 mesi.
Sul fotovoltaico, l’obiettivo è quintuplicare i GW installati entro il 2035 dagli attuali 14 a 70, sfruttando specialmente i tetti di edifici sia commerciali che domestici.

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