Le tarme della cera possono “digerire” il polietilene grazie agli enzimi della saliva
22 Ottobre 2022 05:00
La lotta all’inquinamento potrebbe presto passare anche dalle tarme.
Una scoperta potenzialmente rivoluzionaria, che, come spesso accade, è avvenuta quasi per caso.
Il segreto è contenuto in due proteine, denominate Demetra e Cerere (la divinità greca e latina dell’agricoltura), che sono presenti nella saliva della tarma della cera.
Un gruppo di ricercatori spagnoli, coordinati dall’italianissima Federica Bertocchini, ha scoperto che queste sostanze sono in grado di avviare il processo di degradazione di una delle più diffuse materie plastiche, il polietilene, che rappresenta il 30% della plastica prodotta ogni anno.
In parole povere e poco scientifiche, queste tarme sono in gradi mangiare e digerire la plastica in poche ore.
La scoperta affonda le radici nel 2017, quando Federica Bertocchini trova alcuni ospiti sgraditi negli alveari che segue per passione: sono le tarme della cera (Galleria mellonella), chiamate così perché che vivono come parassiti all’interno degli alveari delle api mellifere e che si nutrono di cera d’api.
Per liberarsi del problema, la scienziata prende le tarme e le mette all’interno di un sacchetto di plastica.
Dopo poche decine di minuti, il sacchetto di plastica è pieno di buchi e le tarme sono uscite.
Da lì sono partite le ricerche in laboratorio. Gli esperimenti hanno dimostrato che i vermi della cera sono effettivamente in grado di digerire e biodegradare la plastica, riuscendo a forare un sacchetto di polietilene in appena 40 minuti.
Questi risultati sono stati pubblicati sulla rivista Current Biology.
Ma la ricerca non si è fermata qui. In un nuovo studio appena pubblicato sulle pagine di Nature Communications, i ricercatori del Centro de investigaciones Biológicas Margarita Salas di Madrid hanno dimostra come la saliva di queste tarme contenga enzimi in grado di degradare il polietilene.
La spiegazione tecnica è relativamente semplice.
Affinché la plastica si degradi, l’ossigeno deve penetrare nel polimero plastico, in un processo noto come ossidazione: solitamente tale fase è il risultato dell’esposizione alla luce solare o alle alte temperature e può durare mesi o addirittura anni, se la plastica è esposta a condizioni ambientali normali. E lo vediamo tutti i giorni con i rifiuti che troviamo per strada o in mare.
Gli enzimi contenuti nella saliva di queste tarme, invece, riescono a velocizzare il processo di ossidazione del polietilene e a degradare i polimeri in pochissime ore. Si tratta di una scoperta che potrebbe effettivamente rivoluzionare il modo in cui smaltiamo i nostri rifiuti plastici, ma potrebbero volerci ancora anni prima che questi super-enzimi vengano sintetizzati e distribuiti su larga scala.
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