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Game Designer al femminile: un viaggio tra creatività, successi e barriere infrante

Carlo Chericoni
8 marzo 2025|32 giorni fa
Game Designer al femminile: un viaggio tra creatività, successi e barriere infrante
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Quando nel 2019 arrivò nei negozi Wingspan, molti più media del solito decisero di dedicargli attenzione. Non solo perché si trattava di un titolo estremamente piacevole da giocare o per il suo tema originale incentrato sul birdwatching, ma anche perché era stato creato da una donna: Elizabeth Hargrave. Anche se può sembrare incredibile doverlo sottolineare, è innegabile che le game designer di sesso femminile siano oggi in netta minoranza rispetto ai colleghi uomini, e la loro visibilità non rispecchia appieno il talento e l’impatto che stanno avendo sull’industria.
Tutto questo è ancora più significativo se si pensa che Monopoli, il gioco in scatola più popolare al mondo, deve la sua esistenza proprio alla creatività di una donna straordinaria. Fu infatti la giornalista, scrittrice e attivista statunitense Elizabeth Magie a brevettare nel 1903 The Landlord’s Game, un board game basato sul libro “Progresso e povertà” dell’economista Henry George. L’idea era quella di mostrare gli effetti negativi del concetto di monopolio e di promuovere un’imposta unica sul valore dei terreni. Nato come auto-produzione da condividere con gli amici, il gioco divenne popolare tra gli intellettuali americani di sinistra. Nel 1935 divenne anche l’ossessione di un venditore di caldaie di nome Charles Darrow che, dopo aver apportato qualche modifica alle regole, lo vendette come propria creazione all’editore Parker Brothers con il titolo di Monopoly.
Il reale contributo di Elizabeth Magie a quella meccanica di gioco rimase a lungo ignorato, ma oggi è ampiamente riconosciuta come autrice di quel successo.
Un’altra designer che merita di essere ricordata è Maureen Hiron, scomparsa a giugno del 2022. Appassionata di board game e grande giocatrice di bridge, era direttrice del dipartimento di educazione fisica i una scuola secondaria di Londra. Un giorno, mentre si sporgeva dalla finestra per calmare alcuni studenti indisciplinati, l’unità esterna di un condizionatore si staccò dal muro e la colpì in testa. Il grave infortunio la portò ad abbandonare l’insegnamento e per riempire la sua vita fondò nel1982 la Hiron Games con cui pubblicò il suo gioco di maggior successo; Continuo. In questo rompicapo astratto i giocatori piazzano tessere quadrate suddivise in 16 caselle colorate, collegandole a quelle già sul tavolo per formare o estendere linee dello stesso colore. Continuo ottenne riconoscimenti in diversi Paesi e le permise di proseguire la carriera di game designer, realizzando oltre 60 titoli. A testimoniare la sua forza d’animo c’è un’altro suo titolo: Chip In. La Hiron lo creò quando era in ospedale dopo che le avevano diagnosticato un cancro e lo sviluppò usando gli altri pazienti come tester.
Molto interessante è anche la storia di Leslie Scott, raccontata da Andrea Angiolino nel suo libro “Storie di Giochi”, pubblicato da Gallucci. Figlia di un pilota inglese trasferitosi in Africa, nel 1974 l’allora diciottenne Leslie si trovò a giocare con alcuni blocchetti di legno realizzati da un artigiano locale della città ghanese di Tokarodi. In origine erano pensati come pezzi da costruzione, ma lei li usò per sfidare il fratellino in un gioco di sua invenzione: affiancava tre blocchetti a poca distanza l’uno dall’altro, poi ne metteva sopra altri tre in direzione perpendicolare, poi ancora tre e così via. A turno si doveva estrarre un blocco dalla torre senza farla crollare. Il passatempo piacque così tanto ai loro amici che, quando Leslie andò a studiare a Oxford, portò con sé un set di quei blocchetti per proporlo ad altri studenti. Anche in quel contesto il gioco riscosse grande successo e, convinta del suo potenziale, Leslie lo ribattezzò Jenga (in swahili, la sua seconda lingua, significa “Costruisci!”) e introdusse la regola secondo cui il blocco rimosso andava posizionato in cima alla torre. Pubblicato nel 1986 dalla Milton Bradley, oggi Jenga è conosciuto e amato in tutto il mondo, e ha generato un numero impressionante di varianti, tra cui versioni giganti, mini o tematiche, come quelle dedicate a Minecraft o Super Mario.
Tornando ai giorni nostri, la già citata Elizabeth Hargrave è senza dubbio una superstar del settore, grazie al successo di Wingspan, sia di vendite sia di critica, e ad altri giochi di grande qualità, come The Fox Experiment (ispirato a un reale esperimento di addomesticamento delle volpi) e Undergrove, dedicato al mondo dei funghi. Un’altra figura da ricordare è Inka Brand che, insieme al marito Markus, ha creato Village (vincitore del prestigioso Kennerspiel des Jahres nel 2012) un titolo molto apprezzato in cui si prendono le redini di una famiglia e si cerca di lasciare un segno nella storia mentre l’ineluttabile passaggio del tempo causerà la morte dei membri del vostro clan. Sempre di loro creazione e la popolare serie Exit, considerata la punta di diamante del genere escape room da tavolo. Anche Michaela “Min” Stachova è nota per essere la metà del duo creativo “Mín & Elwin”, responsabile del successo di Lost Ruins of Arnak, un gioco che mescola piazzamento lavoratori e gestione della mano di carte in un’ambientazione dedicata all’esplorazione di un’isola sconosciuta piena di affascinanti rovine.
Carla Kopp, invece, è la fondatrice della piccola ma intraprendente casa editrice Weird Giraffe Games, con cui ha pubblicato diverse sue creazioni, tra cui Stellar Leap e Reef & Ruins, titoli che testimoniano la passione dell’autrice per l’innovazione e la sperimentazione.
Anche in Italia è in aumento il numero di game designer, alcune molto attive in gruppi creativi, altre che lavorano in completa autonomia. Flaminia Brasini, per esempio, ha contribuito a creare numerosi successi internazionali come Lorenzo il Magnifico e Golem, mentre la scrittrice di “libri- gioco” Francesca Garello realizza supplementi per il noto gioco di ruolo Lex Arcana, ambientato ai tempi dell’Impero Romano, di cui cura anche la veridicità storica. Ovviamente questa è solo una piccola selezione, dettata da ragioni di spazio. Ci dispiace aver dovuto tralasciare altri nomi, ma ancor di più che l’elenco di designer da menzionare non sia ancora così nutrito come meriterebbe di essere.
È evidente che le donne abbiano dato e continuino a dare un contributo cruciale nel campo dei board games. Il successo di titoli come Wingspan, Lost Ruins of Arnak, Continuo o Jenga testimonia la forza di idee innovative, nate spesso dalla passione e dalla determinazione di autrici che hanno saputo trasformare intuizioni uniche in successi internazionali. Speriamo che, in futuro, sempre più designer emergano e vengano riconosciute per il loro talento, poiché ogni nuova voce arricchisce il panorama del gioco da tavolo e regala esperienze ancora più varie, sorprendenti e avvincenti.
di Carlo Chericoni