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Giornalismo e giovani: "Servono nuovi linguaggi, |ma anche professionalità"

Redazione Online
7 marzo 2025|37 giorni fa
Giornalismo e giovani: "Servono nuovi linguaggi, |ma anche professionalità"
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Un giornalismo più inclusivo, aperto alla transizione digitale tanto quanto al contributo dei cittadini, e al contempo attento ai nuovi linguaggi dei giovani e dei social.

Il sogno degli studenti del corso di formazione di Cives dal titolo “È la stampa, bellezza!” (giunto ieri sera all’ultimo atto, introdotto dalle moderatrici Angela Fugazza e Sara Groppi) può essere letto alternativamente come un gesto d’amore nei confronti del “mestiere più bello del mondo” o come un guanto di sfida lanciato all’informazione tradizionale.

Una sfida a cui gli ospiti della serata (il vescovo Adriano Cevolotto, il vicesindaco di Piacenza Matteo Bongiorni e il direttore di Libertà Gian Luca Rocco) non si sono sottratti, provando, dalla cattedra dell’aula Piana dell’Università Cattolica, a riempire quell’apparente distanza tra giovani lettori e professionisti dell’informazione.

“La struttura dei media tradizionali – ha detto monsignor Cevolotto – non va smantellata, ma certamente va ripensata per dialogare meglio. Anche come Chiesa siamo chiamati a chiedere alle nuove generazioni un supporto per aiutarci a comunicare con loro, visto che oggi le raggiungiamo solo in piccolissima parte”.


Ma come imparare a trasmettere bene gli obiettivi e costruirli tutti insieme? “Una comunità – ha risposto il vicesindaco  Bongiorni – vive del dialogo costante tra amministratori e cittadini
. Devo ammetterlo, io sono un po’ alla vecchia maniera:la mattina leggo ancora il giornale, poi guardo il tg e ascolto la radio e soprattutto, da quando sono stato nominato vicesindaco, ho abbandonato i social.
Ma per sopravvivenza, non per spocchia”.

Il direttore Rocco è intervenutoraccogliendo diverse sollecitazioni degli studenti
in platea sul ruolo e il destino proprio dei media tradizionali: “Stanno già vivendo una fase di trasformazione,Editoriale Libertà è diventata un sistema multimediale complesso, un tavolo che poggia su quattro gambe:
il giornale, il tg, il sito (che verrà integralmente rinnovato da aprile) e i social. Su Instagram, ad esempio, abbiamo iniziato a costruire un percorso con contenuti pensati per quel tipo di social dal principio e i risultati ci stanno dando ragione. Ma devo anche ammettere che concetti come il “city journalism” mi fanno un po’ sorridere: già nel 2006, quando lavoravo in Mediaset, avevamo aperto al contributo dei nostri ascoltatori, mala verità è che non tutti possono essere giornalisti e l’informazione non si può fare gratuitamente
. C’è bisogno di competenza nel tradurre le notizie nel linguaggio giusto, non ci si può improvvisare. Specie oggi che siamo bombardati da un sacco di informazioni e facciamo fatica a decodificarle se non c’è qualcuno che sa farlo per noi. Per questo i media tradizionali hanno una grande responsabilità, ma anche più possibilità di sopravvivere”.