Un anno di malcontento: 41 raccolte firme, ovunque

Dagli alberi ai lupi, dalla telefonia all'asfalto, fino al tennis e al basket. C'è di tutto, e nessun comune è esente. Ma quasi mai queste iniziative sono servite

Elisa Malacalza
Elisa Malacalza
|23 ore fa
La raccolta firme nell'ultima estate a sostegno del sindaco Carini di Pontenure
La raccolta firme nell'ultima estate a sostegno del sindaco Carini di Pontenure
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La prima raccolta firme del 2025 nel Piacentino, dopo la chiusura col "botto" per gli alberi di piazza Cittadella, si mosse lungo la stessa verde scia. Appello da via Amaldi, "Non tagliate i nostri tigli". Anche gli alberi respirano.
L’ultima raccolta firme, che chiuderà l’anno salvo colpi di scena (si sa mai), è quella di tutto un altro genere, per chiedere il contenimento del lupo. Vale a dire, in sostanza, farli fuori, se non tutti, almeno un po’. In mezzo, tra tigli da salvare e lupi da accoppare, di raccolte firme ce ne sono state  altre trentanove.
Una dopo l’altra, pagina dopo pagina, ne abbiamo contate sul nostro giornale quindi almeno 41 dall’inizio del 2025, ed è stato un lavoro da certosino perché ne saltano fuori di continuo, tra annunciate (vediamo se si concretizzerà quella per far abbattere l’ex caseificio di Mareto, ad esempio, e sarebbe la numero 42), sbandierate come arma potentissima (in realtà quelle poi che hanno portato a un risultato si contano sulle dita di una mano nonostante le energie spese), mai iniziate, avviate e morte sul nascere, esaltate, umorali e istintive, serie e anzi di sopravvivenza (provateci voi a vivere senza il telefonino che funzioni in montagna), concluse, finite e presto dimenticate, o ancora in corso, tipo quella per la Pertite o l’ospedale di Piacenza, che affondano nella notte dei tempi e sono sempre aperte, in ogni stagione.
Calcolando che un anno ha 52 settimane e non è neppure ancora finito, si fa presto a misurare il termometro di un civismo spontaneo (c’è chi lo chiama però disorganizzato...) volato alle stelle e, troppo spesso, completamente in balia del fai-da-te informativo, sul quale poi spesso sale questa o quella parte politica per provare a mettere il cappello al malcontento che schizza dappertutto, e, badate bene, nessun comune escluso, visto che, se si parla di piazza, non c’è solo Cittadella ma pure a Ottone ci si muove contro il cantiere ("Non avevamo altro modo per farci ascoltare"), o a Selva di Ferriere contro gli asfalti sui ciottoli rurali ("Che scempio", "Ok ma le ambulanze dove passano sennò?"), o ancora a Castelsangiovanni per il parcheggio "troppo vicino alla Collegiata", e - andiamo avanti - contro il rifugio per cani aperto a Vaccarezza, in pieno Appennino, accanto alla chiesa di sant’Eustachio e a un b&b.
Nella cascata di raccolte firme, che sembra impossibile mappare in toto in un anno dato che sono di più delle margherite in un prato d’aprile, c’è di tutto, su misura del proprio zerbino: chi vuole "silenziare" il gallo del vicino (poi la raccolta firme all’Infrangibile non partì), chi vuole più campi da tennis (Piacenza), chi non vuole che si palleggi alle 7 del mattino (nel mirino di via Negri ci fu il basket, poi è arrivato il generale inverno a placare la questione), fino al "ve lo dico io come vanno raccolti i rifiuti!", e anche dove vanno parcheggiate le auto. Insomma la raccolta firme pare la panacea di ogni male, ma finisce per essere una spugna per assorbire il brontolio e poco più. Perché di fatto, si annoverano un successo e tanti "vedremo": il primo, a Rivergaro, quando il sindaco decise di ascoltare i cittadini sulla rivoluzione viabilistica tra via Genova e via Trebbia, "Bisogna saper fare retromarcia", ha detto. E un secondo quasi-successo fu per il farmacista di Roncaglia: lasciatelo lì. Ma qui aprirà un dispensario.
Altre questioni sono state risolte per forza, per evitare che la gente disdicesse ad esempio in massa il proprio operatore telefonico, dopo settimane "mute" in montagna: anche per questo era partita una raccolta firme davvero salvavita tra Bobbio e Ottone, così come - un altro Sos esasperato - è ancora sui tavoli di Anas l’attraversamento pedonale di Settima, dopo che c’è chi se l’è vista davvero brutta. Ci sono poi le mamme che si mettono avanti e chiedono l’aria condizionata all’asilo della Besurica (notizia di novembre, del resto il tempo si fa ogni anno più tropicale), chi sente la puzza provenire dai campi e firma contro il compostaggio a Borgonovo e Sarmato.
Altro? Beh per tutto l’anno è andata avanti la raccolta firme per chiedere una revisione del progetto della Statale 45 tra Rivergaro e Cernusca, così come sono andate avanti quelle per questioni legate alla sicurezza - Besurica, viale Dante, via Borghetto, oltre ai parcheggi rosa vicino ai luoghi strategici - e alla sicurezza sanitaria (mille firme per il pronto soccorso a Castelsangiovanni).
Completamente ignorata da parte di Genova è la raccolta firme per chiedere risposte alla diga del Brugneto, dove il disciplinare è ad oggi in proroga, senza nessuna garanzia quindi su quanta acqua verrà data alla Valtrebbia piacentina a giugno. Se n’è aggiunta un’altra in corso, sui temi ambientali della montagna: è quella per l’eolico di Ferriere e Morfasso, 7 pale in tutto. Di sicuro inedita è stata poi quella di settembre, per chiedere che il sindaco Giuseppe Carini non venisse sfiduciato.
Lui, alla fine del discorso, ha ringraziato anche un cane: "Mi dicono abbia firmato". Perché poi forse a far scivolare le raccolte firme nel nulla di fatto è questo: che non si sa quante firme siano realmente consapevoli e motivate. Nel caso di Carini, la raccolta era sostanzialmente simbolica, un gesto d’affetto, e quindi porte aperte anche al cane: ma per chi chiede cose importanti? Forse c’è da riflettere, almeno per non cascare nel tranello strumentale di chi chiama "bene comune" la ricerca di un palco, di qualcuno cui dire "io vi salverò, con la raccolta firme".
L’antidoto alle derive del proliferare di queste iniziative che, se troppe, rischiano di perdere valore e autoannullarsi c’è: "Dovrebbe essere l’ascolto preventivo", concordano tanti promotori di raccolte firme, mentre quest’anno non si sono viste intanto raccolte firme per il fatto che sempre più persone non arrivino alla fine del mese, per le liste d’attesa negli ospedali, per le bollette che hanno messo in ginocchio le famiglie. Si vede che sono in ginocchio, ma almeno non sullo zerbino di qualcuno.