«Papà nel seminterrato perché violento». Anziano morto, i dubbi sul corpo spostato

Giuseppe Alberti e la madre raccontano i retroscena della tragedia di Castel San Giovanni a "La vita in diretta"

Paolo Marino
Paolo Marino
|1 mese fa
Un frame della trasmissione "La vita in diretta"
Un frame della trasmissione "La vita in diretta"
1 MIN DI LETTURA
«Il papà viveva nel seminterrato da poco più di due mesi perché è sempre stato violento e aggressivo nei nostri confronti. I recenti episodi di violenza risalgono a Capodanno dell’anno scorso quando mi spaccò la testa. I carabinieri sono informati. E a luglio di quest’anno ha picchiato anche la mamma nell’orto, senza un valido motivo». Sono le rivelazioni fatte da Giuseppe, figlio dell’85enne Luigi Alberti, trovato morto all’alba di sabato nella sua abitazione all’angolo tra via Giotto e via Donatello, nel quartiere residenziale Poggio Salvini di Castel San Giovanni.
Le fettucce impediscono l'accesso all'appartamento posto sotto sequestro penale - © Libertà/Massimo Bersani
Le fettucce impediscono l'accesso all'appartamento posto sotto sequestro penale - © Libertà/Massimo Bersani
L’uomo ha raccontato i retroscena della vita familiare ai microfoni della trasmissione di Rai1 "La vita in diretta". L’anziano, a causa del suo comportamento, sarebbe quindi stato relegato in uno scantinato senza luce né gas. Ed è questo il primo elemento che ha insospettito i carabinieri, che sabato sono rimasti otto ore nell’abitazione, controllandola palmo a palmo, e l’hanno successivamente posta sotto sequestro. Ma Giuseppe garantisce d’essersi preso cura del padre, pur avendolo isolato nel seminterrato.
La famiglia Alberti in un momento di serenità
La famiglia Alberti in un momento di serenità
«È vero, forse non era un ambiente dignitosissimo - ammette - però posso garantire che mio papà veniva curato». E spiega che all’inizio il padre veniva portato nello scantinato soltanto di giorno, mentre di notte dormiva nell’appartamento al primo piano con loro. «Però continuava con gli episodi di violenza, sbatteva le porte, urlava, quindi siamo stati costretti a metterlo giù. Comunque posso garantire che tutti i giorni gli portavo da mangiare, lo andavo a lavare con l’acqua bella calda, gli avevo messo le coperte, avevo portato giù la corrente, gli avevo messo la stufetta elettrica». Le condizioni dell’anziano negli ultimi dieci giorni erano molto peggiorate, tanto che non riusciva più a muoversi ed era necessario imboccarlo, riferisce il figlio.
Anche la signora Giuseppina, moglie di Luigi, è stata intervistata dalla Rai: «Mi picchiava sempre, mi insultava, mi ha fatto fare una vita d’inferno, ma noi non gli abbiamo mai fatto del male». 

Lo spostamento del corpo

La palazzina è dunque divisa su tre piani: il seminterrato, dove da due mesi era stato relegato Luigi Alberti, il piano rialzato, dove sembra non vivesse nessuno, e il primo piano dove abitavano Giuseppe e la madre Giuseppina. A far sorgere sospetti sulle circostanze della morte, il fatto che il corpo senza vita del pensionato non è stato trovato nel seminterrato, dove teoricamente dormiva, ma su un letto al piano rialzato. La spiegazione la fornisce il figlio Giuseppe: "Io e mia mamma abbiamo spostato il corpo del papà". Un fatto che sarebbe apparso strano agli inquirenti del nucleo investigativo di Piacenza. "Tu hai detto ai carabinieri di aver spostato il corpo?", chiede l’intervistatrice. "Sì, dopo dieci minuti gli ho detto che era stato fatto in buona fede. E ho anche detto loro che se avessi voluto occultare le prove di qualcosa non avrei chiamato subito il 118". 
Giuseppe Alberti di fronte alla casa si Castel San Giovanni
Giuseppe Alberti di fronte alla casa si Castel San Giovanni