«Signore, affidiamo Giorgio alla tua grazia, rivestilo del tuo splendore»

L'omelia di monsignor Giuseppe Busani alle esequie di Giorgio Armani

Redazione Online
|3 mesi fa
«Signore, affidiamo Giorgio alla tua grazia, rivestilo del tuo splendore»
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L'omelia di monsignor Giuseppe Busani alle esequie di Giorgio Armani.
“Sapienza” ricorda e suggerisce che davanti al Mistero della morte i nostri ragionamenti si fanno timidi, le parole incerte. Si rivelano più eloquenti i gesti di vicinanza, le strette di mano, gli abbracci, i silenzi e le lacrime.
È quello che i nostri occhi hanno visto in questi due giorni di saluto al maestro dello stile italiano: lo stupore e la consolazione dell’affetto popolare, la presenza e l’accoglienza discreta e piena di gratitudine dei familiari e l’unità commossa della grande famiglia dei suoi collaboratori. Ora siamo qui ad ascoltare parole non nostre, parole di Dio, e a tentare di parlare con parole che provengono da Lui. Parole di preghiera provenienti da Dio.
La Bibbia ci racconta che, quando tu, o Signore, all’inizio, creavi, davanti a ogni opera che usciva dalle tue mani ti fermavi e, quasi stupito, dicevi: “È una cosa bella!”. Dopo aver creato uomo e donna, stupito, tu dicesti: “È una cosa molto bella”. E li hai collocati a coltivare e custodire il giardino, quel luogo che noi oggi chiamiamo Paradiso. Custodi della bellezza: Ecco la vocazione originaria dell’uomo e della donna! Chiamati a continuare il tuo lavoro, a essere artefici di bellezza.
Quando un uomo e una donna rispondono a questa chiamata originaria, quando questo dono diventa il loro compito, sul loro volto risplende la tua immagine. Così, Signore, ci hai creati: A tua immagine e somiglianza. Tu hai chiamato nostro fratello Giorgio a continuare il tuo lavoro, a essere artefice di bellezza: creativo guidato dalla mano di un Dio creatore. Tu Signore hai fatto dono al maestro Giorgio dell’arte di cucire stoffe e colori per farne armonia e lui la ha custodita e coltivata con nobile semplicità.
Ora fa anche a noi il dono di tessere legami belli e veri. Aiutaci a respingere lontano da noi tutto ciò che ferisce la bellezza delle tue creature: le parole arroganti, i gesti volgari, i progetti disumani.
Signore, tutto viene da Te, per questo ora noi, quasi sottovoce Io affidiamo a Te, a Dio Padre creatore, amante della bellezza E si troverà bene nella tua casa, nel tuo giardino. Ha continuato la tua opera, come un figlio che continua il mestiere del padre. Si sentirà a casa.
Che ne ha fatto, l’uomo di questo tempo, di questo giardino? Andiamo ancora alle pagine bibliche che raccontano degli inizi. Adamo ed Eva, l’uomo e la donna, per loro colpa si ritrovano nudi e smarriti, e provano paura di se stessi: goffamente, senza nessuna qualità artistica, con troppa fretta, impazienti “intrecciarono foglie di fico e ne fecero cinture”, ma la paura non svanì e, “al rumore dei passi di Dio nel giardino”, si nascosero.
Ma Dio come reagisce? Invece di colpevolizzarli li chiama con dolcezza: “Dove sei?” (Gn3, 7-10). E dopo una lunga conversazione, il racconto annota un gesto di discreta delicatezza di Dio, ma anche di straordinaria tenerezza: “Il Signore Dio fece all’uomo e a sua moglie tuniche di pelle e li vestì” (Gn3, 21).
Tutt’altro stile, quello di Dio! Da allora Dio non ha più smesso di confezionare per l’uomo e la donna "vestiti. di lino fine e di seta" per comunicare all’uomo il suo splendore, per ridargli dignità, per liberarlo dalla paura di sé e dell’altro, dalla paura di non essere capito, dalla paura della solitudine. Giorgio è stato l’artista di questa grazia restituita, ha compiuto opere di trasfigurazione di fronte a trasfigurazioni dell’umano vivere. Tutto viene da Dio, tutto è grazia rinnovata.
Con la preghiera di quest’ora, Signore, affidiamo Giorgio all’abbraccio della tua grazia, rivestilo del tuo splendore. Fa brillare la tua luce sul suo volto. Cristo, che ha spogliato se stesso per rivestire noi di sentimenti di bontà, umiltà, mansuetudine, magnanimità (Col 3,12), lo prenda per mano e lo conduca all’incontro con i volti luminosi di coloro che lo hanno preceduto: il papà Ugo, la mamma Maria e il fratello Sergio e i preziosi compagni di viaggio.
Lassù c’è un posto per te. Gesù e tutti coloro che ci hanno preceduto sono andati a prepararti un posto, proprio il tuo: presso il Padre, ci dice Gesù attraverso l’evangelista Giovanni, ci sono molti posti.
C’è motivo di gratitudine a Dio per quello che ha compiuto nel nostro fratello Giorgio. Ma perché la nostra gratitudine si trasformi in un impegno che corrisponde al dono che lui è stato per tutti voi che lo avete conosciuto, stimato e amato e anche per tutti noi che viviamo questo tempo faticoso davanti al quale i nostri pensieri, le nostre analisi vacillano, chiediamo al Signore di poter “riprendere a sperare, di non cedere agli strappi di paure e pessimismi, ma di credere nel nostro esile filo e di regalare il nostro insostituibile colore”. (Angelo Casati, Preghiere nella sartoria di Armani, 2020).
Lo stilista Giorgio lo ha fatto e noi, nel ricordo grato di lui, vorremmo fare la nostra parte.
Da artista, con il suo stile unico, nel suo viaggio terreno, è andato ‘oltre’ convenzioni, condizionamenti, opportunismi; ora preghiamo che raggiunga pienezza di vita varcando la soglia della morte, e il Signore Gesù, custode del giardino Io conduca non oltre che fino a Dio.