Scuola post-Covid alla prova dei fatti: “Impossibile monitorare i contatti sui bus”
25 Settembre 2020 22:30
“Alla mattina gli alunni arrivano mischiati sullo stesso pulmino, e solo dopo vengono suddivisi nelle cosiddette sezioni “bolla” create per limitare i contatti sociali in ottica anti-Covid”. Alla prova dei fatti, la scuola post-Covid si muove tra luci e ombre. Una delle criticità è quella spiegata dalla preside dell’istituto comprensivo di Borgonovo, Maria Cristina Dragoni. Che viene confermata dalla collega Maria Teresa Andena, alla guida del campus Raineri Marcora: “Certi contesti extra-scolastici, in effetti, non sono tracciabili”.
Di questo – e non solo – si è parlato nell’ultima puntata di Nel Mirino, il format d’approfondimento di Telelibertà in onda venerdì sera sul canale 98 del digitale terrestre. Oltre a Dragoni e Andena, il direttore dell’emittente Nicoletta Bracchi ha intervistato il pediatra e segretario della Fimp Roberto Sacchetti, la dirigente dell’istituto superiore Romagnosi Cristina Capra, nonché i rappresentanti dei genitori Daniela Monti e Cinzia Valla. Proprio quest’ultima ha sollevato alcuni dubbi sulla “eccessiva quarantena per chi ha avuto contatti a rischio, cioè il periodo di quattordici giorni tra le mura domestiche prima del rientro in classe”. Monti ha invece sottoposto agli esperti un’altra domanda: “Si avvicina la stagione invernale, molte famiglie si chiedono se accendere un campanello d’allarme in caso di un semplice raffreddore”. Pronta la risposta del medico Sacchetti: “Il principio resta lo stesso di sempre: quando un bambino non sta bene, è meglio che stia a casa. Ma di fronte a un colpo di tosse o a un singolo starnuto, la scuola non deve allontanare l’alunno per forza. Le condizioni di rischio subentrano con febbre, tosse persistente o fatica a respirare”.
La trasmissione ha approfondito anche il caso di positività al Coronavirus riscontrato al Romagnosi. Su questo fronte, quindi, la preside Capra si è rivolta direttamente al direttore della sanità pubblica dell’Ausl: “In caso di responso negativo, il personale può tornare subito in servizio o deve aspettare comunque quattordici giorni?”. Le norme parlano chiaro: “Per i contatti stretti con soggetti contagiati, la riammissione nella collettività – spiega Delledonne – avviene al doppio tampone negativo dopo due settimane di quarantena”.
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