Imberti: “Nessun test prevede il rischio trombosi. La profilassi è sconsigliata”

24 Aprile 2021 05:31

 

Cittadini che chiedono di fare esami sulla coagulazione del sangue per capire se la somministrazione del vaccino AstraZeneca provocherà rischi di trombosi e altri che assumono farmaci prima e dopo la dose per evitare coaguli: nessuna di queste pratiche è consigliata dagli esperti del Centro emostasi e trombosi guidata da Davide Imberti direttore di Medicina Interna dell’ospedale di Piacenza.

Gli esami del sangue relativi alla coagulazione possono rivelare eventuali futuri problemi provocati dalla dose di vaccino?
Assolutamente no. Nelle ultime settimane, come specialisti di coagulazione, siamo stati raggiunti da numerose richieste di pazienti e colleghi in merito alla prescrizione di test di laboratorio relativi alla coagulazione per soggetti che dovranno vaccinarsi. Va precisato che non c’è alcun test della coagulazione che è predittivo di un incremento di rischio trombotico in occasione della vaccinazione. Tutte le società scientifiche sconsigliano in modo fermo l’esecuzione di test di laboratorio relativi alla coagulazione, così come quelli strumentali (doppler ad esempio).

C’è anche chi chiede informazioni relative a un’eventuale profilassi anti trombotica prima e dopo il vaccino, cosa rispondete?
Un’altra abitudine che non è suffragata da alcuna evidenza in letteratura e che va sconsigliata è l’impiego, prima o dopo il vaccino, di una profilassi anti trombotica, ovvero l’assunzione di farmaci come aspirina, antiaggreganti o eparinici, per prevenire il rischio trombotico del vaccino. E’ una pratica da non fare. Ovviamente se il paziente era già in terapia anti trombotica per una patologia (ad esempio cardiaca o venosa) è chiaro che quella terapia deve essere continuata, anche in occasione della vaccinazione.

Tutte queste richieste arrivano in seguito alla sospensione e successiva riabilitazione del vaccino AstraZeneca dopo alcuni casi di trombosi
Quello che possiamo dire è che il rischio di avere una trombosi, che è stato dichiarato possibile dall’Ema, è molto basso, si parla di due casi ogni milione di vaccini e si tratta di trombosi in sede cerebrale o addominale, quindi casi anomali e molto rari. Cifre sovrapponibili a quelle di AstraZeneca riguardano anche Johnson&Johnson. Quello che sappiamo è quindi un rischio bassissimo di eventi clinici importanti. Possiamo dire anche che le trombosi hanno riguardato pazienti giovani (circa 35 anni) mentre non si sono registrate negli over 60, quindi il fatto di aver riservato questi vaccini a persone con più di 60 anni ha una sua logica per quel che riguarda il rischio e da questo punto di vista i dati sono rassicuranti.

Chi ha avuto in passato una trombosi venosa o embolia polmonare è un soggetto da considerare “estremamente fragile”?
Chi ha avuto trombosi o embolia non rientra tra gli “ultra fragili” ai quali vengono somministrati vaccini diversi da AstraZeneca. La precedente trombosi o embolia però non è una controindicazione al vaccino, invito pertanto questi pazienti a vaccinarsi. Così’ come chi assume una terapia anticoagulante orale non rientra tra i pazienti fragili e deve comunque essere vaccinato.

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