Il Viaggio della Memoria attraverso gli occhi di uno studente del Colombini
17 Marzo 2025 04:00
Dalla città in cui è nato il partito nazionalsocialista a quella in cui si è svolto l’epocale processo ai criminali nazisti, passando per il primo campo di concentramento nazista. C’è chi lo ha definito “memorabile” questo primo Viaggio della Memoria organizzato dal liceo Colombini per una cinquantina di studenti delle classi quinte che ha fatto tappa a Monaco, Norimberga e Dachau.
Un’esperienza preziosa per gli studenti, ma anche per i professori Massimo Trespidi, Claudia Vecchia e Arianna Dadati accompagnati dalle formatrici e storiche dell’associazione Deina Marta Fissore e Carola Lanatà, che hanno avuto la possibilità di camminare nei luoghi in cui la storia del Novecento ha impresso delle orme importanti.
Cosa abbia lasciato nei ragazzi questo cammino nella storia emerge nelle loro testimonianze, raccolte dallo studente e giornalista de “L’eco di Giulia” Francesco Marafetti, presente al viaggio anche in qualità di reporter.
IL VIAGGIO VISTO ATTRAVERSO GLI OCCHI DI FRANCESCO
“Abbiamo compiuto un viaggio memorabile, formativo anche come esperienza di vita – sottolinea – siamo arrivati a Monaco, la città dai mille volti: abbiamo visto il volto sportivo all’Olympiaparck, il villaggio olimpico allestito in occasione delle Olimpiadi del 1972. Le Olimpiadi, uno spazio destinato allo sport, alla pace e al rispetto, si rivelano il teatro di un massacro perpetrato da un gruppo terroristico di palestinesi ai danni degli atleti israeliani”.
Fra il secondo e il terzo giorno il gruppo si muove fra Monaco e Dachau: “La mattinata è iniziata all’università di Monaco, dove nasce la Rosa Bianca – spiega ancora Francesco – quella che sembra una battaglia già persa in realtà ci insegna che davanti alle ingiustizie dobbiamo reagire per essere uomini liberi. Ci insegna cosa siano il coraggio e l’amicizia da difendere anche a costo della vita. Ma soprattutto la Rosa Bianca ci insegna che nel “duello” tra mente e arma sarà sempre la mente a vincere”.
Di Dachau, lo studente annota “il silenzio che spacca il vuoto. Questa visita è stata uno dei momenti più impegnativi del viaggio, mentre la tappa a Norimberga mi ha fatto riflettere – conclude – io ho voluto considerare il processo come un trionfo della giustizia e mi sono chiesto perché non ci sia stata una Norimberga italiana”.
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