Fagioli si sfoga: «Ho pagato ma sono ancora alla gogna»
Bersagliato con morbosi particolari delle intercettazioni che lo riguardano, Nicolò chiede rispetto: «Tutto questo non è giusto»

Giorgio Lambri
14 aprile 2025|27 giorni fa

Ha il tono di un’accorata - e sacrosanta - richiesta di rispetto il messaggio che il calciatore piacentino Nicolò Fagioli, centrocampista della Fiorentina, ha affidato ieri ai propri canali social con un lungo sfogo, a corredo di una foto di spalle con la maglia della Fiorentina in cui la sua figura è in bianco e nero mentre il numero 44 è colorato di rosso. Il suo nome è tornato alla ribalta in questi giorni più che altro per la pubblicazione di intercettazioni relative alla vicenda che è già costata al giocatore una squalifica di 12 mesi, cinque dei quali commutati in prescrizioni alternative, e una ammenda di 12.500 euro. «Ho pagato il mio debito con la giustizia - precisa Nicolò - con una condanna e una sacrosanta squalifica, con umiliazioni continue e giustificate, con la vergogna provata e con il rischio di non rialzarmi più. Ho raccontato della mia patologia, seria, nelle scuole, ai miei familiari, agli amici e alla stampa. Quella stessa stampa che affronta spesso le problematiche gravi della mia malattia e come affrontarle, ma che oggi mi rimette alla gogna. Ancora una volta». Parole più che giustificate da parte di un ragazzo di 24 anni che torna ingiustificatamente ad essere “mostro” da sbattere in prima pagina. «Ho sopportato il peso di aver commesso qualcosa di brutto. Di aver deluso tutte le persone che credevano in me - prosegue il calciatore - ormai non è certo una novità: senza alcun vittimismo, ho passato un periodo buio, ho sofferto di una brutta patologia e questa non è assolutamente una giustificazione. Ma vedere ora tutto questo accanimento mediatico mi sta facendo rivivere quei fantasmi. No, stavolta tutto questo non è giusto. Ho sbagliato, ho pagato, senza aver fatto male a nessuno se non a me stesso e alle persone accanto a me. E come ogni persona che sbaglia e paga, ho tutto il diritto di rialzarmi. Tutti, anche chi scrive oggi, possono cadere e commettere errori. L’importante è saperlo riconoscere e credo che la forza di un uomo stia nel sapersi rialzare. Avevo 19 anni all’epoca dei fatti e la ludopatia aveva preso il sopravvento su di me. Me ne sono pentito, ma la vita mi ha dato una seconda opportunità e la vorrei cogliere, avendo già scontato tutto ciò che dovevo scontare». Chiede rispetto Fagioli, «dopo aver affrontato un processo e preso una giusta condanna» e ribadisce la sua richiesta di scuse «a tutti i colleghi, a tutti gli amici che, a causa dei miei errori si trovano, loro malgrado coinvolti o nominati - anche se solamente in una riga di giornale - in questa situazione solo per avermi aiutato». Non manca di ringraziare «la Fiorentina, la Juventus, gli amici e la mia famiglia, che non hanno mai smesso di supportarmi e aiutarmi in un momento difficile. Anche se li ho sicuramente delusi». Chiude precisando che non ritornerà mai più sull’argomento, «adesso devo solo pensare a dare il massimo sul campo». Difficile dargli torto perché la maniacalità con cui tanti media (non Libertà, non è nel nostro stile ndr) hanno inseguito anche i più torbidi particolari delle intercettazioni che lo riguardavano non trova alcun riscontro nel diritto di cronaca o nella doverosa pubblicazione di “notizie”. Siamo nell’alveo di una sorta di morbosa persecuzione di un ragazzo che ha sbagliato e ha pagato (tanta roba di questi tempi in Italia!) prima che di un talento del nostro calcio. Il diritto all’oblio non è solo giurisprudenza, ma in questo caso buon senso... e buon gusto giornalistico.