La settimana del verde in mensa a EDUcatt
Coinvolto il campus piacentino. Tappa a Piacenza anche del Tour sull'agrivoltaico
Leonardo Chiavarini
15 aprile 2025|3 giorni fa

L'Università Cattolica di Piacenza
Il verde è il colore della salute, quella umana così come quella del nostro pianeta. E la settimana appena trascorsa è stata all'insegna del verde sulla tavola per gli studenti dell'Università Cattolica. EDUcatt, la fondazione dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, ha infatti organizzato la "Green food week”, anche in Mensa.7, presso il Campus piacentino. Dal 7 all'11 di aprile, piatti vegani e vegetariani hanno assunto il ruolo di protagonisti: durante i giorni dell'iniziativa è stato servito almeno un primo o un secondo che escludesse la carne e il pesce e, in certi casi, anche qualsiasi altro prodotto di origine animale. Giovedì , poi, l'intero menù ha previsto solo piatti vegetariani e vegani. Una proposta che ha tenuto conto di tre obiettivi: salute, gusto e, soprattutto, sostenibilità. A raccontarcela, Angelo Giornelli, direttore della fondazione EDUcatt, Ente per il diritto allo studio dell'Università Cattolica – Milano, Brescia, Piacenza, Roma. «L'idea si inserisce nel più ampio contesto della "Green Food week” coordinata da Foodinsider e promossa dalla Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile (Rus) e da Andisu (L'Associazione degli enti per il diritto allo studio universitario) con lo scopo di ridurre l'impatto ambientale delle mense scolastiche e universitarie – spiega –. La nostra iniziativa nasce nell'ambito del progetto di EDUCatt "Canteen Healt and Sustainability”, sviluppato in collaborazione con professori e ricercatori di diverse facoltà dell'Università Cattolica di Milano, Piacenza-Cremona e Roma. Un progetto che ha l'obiettivo di promuovere un modello di consumo alimentare più responsabile».
Il progetto Canteen Healt and Sustainability è nato nel 2024, mentre l'iniziativa della Green Food Week è alla sua prima edizione. «A Milano – continua Giornelli – è stata realizzata anche in connessione con altre iniziative come "La frutta che fa del bene”, una vendita benefica di arance donate da Profood in collaborazione con l'Associazione "Sorrisi infiniti” e i cui proventi sono destinati agli studenti in difficoltà sostenuti dal progetto "Casa Fogliani”. Un programma di sostegno e accompagnamento di studenti, che, tra l'altro, è attivo anche a Piacenza». La parola chiave è sensibilizzazione. «Desideriamo condurre la comunità universitaria verso una nuova consapevolezza e scelte alimentari più attente sia agli aspetti nutrizionali che a quelli legati all'impatto ambientale», dice Giornelli. E un'iniziativa simile si ripeterà molto presto. «Già il prossimo 16 maggio – spiega – in occasione della giornata mondiale della celiachia istituita nel 2015 e promossa dall'AIC, nelle mense gestite direttamente da EDUCatt di Milano e Piacenza verranno predisposti dei menu interamente gluten-free, per sensibilizzare gli studenti, i docenti e il personale amministrativo sia sull'argomento che sul consumo responsabile delle risorse».
Buona anche la risposta degli studenti. Ce l'ha raccontata Tommaso Patroni, studente di Giurisprudenza ed Economia, rappresentante degli studenti del corso di laurea in Giurisprudenza, nonché student worker assegnato alla mensa. «A livello personale credo sia un'iniziativa valida – dice – che punta a portare gli universitari, spesso assuefatti a un cibo legato alle tempistiche, verso un'alimentazione più sana e corretta, aspetto comunque già ben rappresentato in mensa. Durante la Green week – continua – ho potuto servire i piatti ai miei colleghi e osservarne le reazioni. Alcuni sono stati entusiasti, altri si sono un po' lamentati e hanno provato a chiedere la carne, ma è una reazione che fa parte del processo davanti a una novità. Infatti, il piatto provato in mensa – sostiene Patroni – può essere l'occasione per sperimentare un nuovo alimento da inserire nella dieta anche a casa, a beneficio della propria salute».
Il progetto Canteen Healt and Sustainability è nato nel 2024, mentre l'iniziativa della Green Food Week è alla sua prima edizione. «A Milano – continua Giornelli – è stata realizzata anche in connessione con altre iniziative come "La frutta che fa del bene”, una vendita benefica di arance donate da Profood in collaborazione con l'Associazione "Sorrisi infiniti” e i cui proventi sono destinati agli studenti in difficoltà sostenuti dal progetto "Casa Fogliani”. Un programma di sostegno e accompagnamento di studenti, che, tra l'altro, è attivo anche a Piacenza». La parola chiave è sensibilizzazione. «Desideriamo condurre la comunità universitaria verso una nuova consapevolezza e scelte alimentari più attente sia agli aspetti nutrizionali che a quelli legati all'impatto ambientale», dice Giornelli. E un'iniziativa simile si ripeterà molto presto. «Già il prossimo 16 maggio – spiega – in occasione della giornata mondiale della celiachia istituita nel 2015 e promossa dall'AIC, nelle mense gestite direttamente da EDUCatt di Milano e Piacenza verranno predisposti dei menu interamente gluten-free, per sensibilizzare gli studenti, i docenti e il personale amministrativo sia sull'argomento che sul consumo responsabile delle risorse».
Buona anche la risposta degli studenti. Ce l'ha raccontata Tommaso Patroni, studente di Giurisprudenza ed Economia, rappresentante degli studenti del corso di laurea in Giurisprudenza, nonché student worker assegnato alla mensa. «A livello personale credo sia un'iniziativa valida – dice – che punta a portare gli universitari, spesso assuefatti a un cibo legato alle tempistiche, verso un'alimentazione più sana e corretta, aspetto comunque già ben rappresentato in mensa. Durante la Green week – continua – ho potuto servire i piatti ai miei colleghi e osservarne le reazioni. Alcuni sono stati entusiasti, altri si sono un po' lamentati e hanno provato a chiedere la carne, ma è una reazione che fa parte del processo davanti a una novità. Infatti, il piatto provato in mensa – sostiene Patroni – può essere l'occasione per sperimentare un nuovo alimento da inserire nella dieta anche a casa, a beneficio della propria salute».

TOUR SULL'AGRIVOLTAICO, TAPPA A PIACENZA
Ha toccato Piacenza la seconda tappa di un tour sull'agrivoltaico. Un evento organizzato e promosso da "Italia Solare”, associazione italiana dedicata al fotovoltaico e alle integrazioni tecnologiche per la gestione intelligente dell'energia. Il convegno piacentino, svoltosi giovedì scorso nella sala congressi del Best Western Park Hotel, ha visto una nutrita partecipazione di professionisti del settore, arrivati da diverse regioni. Al centro, il rapporto tra agricoltura e produzione energetica, nella convinzione, secondo "Italia Solare”, che gli impianti agrivoltaici offrano «una soluzione concreta per massimizzare la produttività del territorio, contribuendo alla lotta contro il cambiamento climatico e favorendo la resilienza economica delle aziende agricole». Vari relatori si sono susseguiti sul palco della sala convegni per esporre novità, risultati, spunti di riflessione. Ad aprire la mattinata, l'intervento di Maurizio Delfanti, professore ordinario al Dipartimento di Energia del Politecnico di Milano. «La vicinanza al territorio è un tratto importante anche per quanto concerne il tema dell'energia – ha detto – e, trovarsi a Piacenza, dove c'è una tradizione, è quanto più significativo. Oggi, l'agrivoltaico può essere una chiave fondamentale per il nostro presente». E questa chiave vale per due porte. Il mondo agrivoltaico, parola composta infatti, deve tenere unite le esigenze dell'agricoltura e quelle dell'energia. Lo ha spiegato Rolando Roberto, vicepresidente di Italia Solare. «È bene partire dal piano agronomico quando si realizza un impianto, poiché non tutte le colture agricole possono essere adatte – ha spiegato –. Inoltre, il dialogo tra i due mondi deve essere continuo. Si lavora bene, se si lavora insieme». La coltivazione come punto di partenza è stato anche il concetto portato avanti da Pietro Ghidoni, presidente di Eco, The Photovoltaic group. «La struttura da realizzare va pensata in funzione del tipo di coltivazione – ha detto –. L'impianto deve essere adatto alle esigenze del coltivatore e del territorio di riferimento. È bene che ci sia, inoltre, una sinergia tra l'energia e i frutti dell'agricoltura. Entrambi i beni, infatti, possono e devono essere sostenibili, stoccati e commercializzati. Occorre sperimentare e crederci – ha concluso Ghidoni – oggigiorno ci sono le varietà giuste e le tecnologie corrette per far partire questo mondo dell'agrivoltaico». Un altro aspetto importante, utile a tenere traccia della qualità del prodotto, è sicuramente il monitoraggio, che deve essere condotto per rispettare la normativa e anche per poter accedere agli incentivi. «Il monitoraggio è fondato su un'analisi documentale – ha spiegato Fulvio Ferrari di Higeco More –. Si costruisce un fascicolo aziendale ad hoc, che occorre tenere aggiornato. E sono poi importanti i monitoraggi automatizzati della produzione elettrica, ma anche dei parametri agricoli e pastorali, affiancati da relazioni tecniche agronomiche».
Proprio la prospettiva dell'agronomo è stata quella portata da Paolo Beltrami, professionista con esperienza anche all'estero. «L'agronomo è consulente, supporta la progettazione, difende gli interessi del conduttore e imposta il modello di asseverazione e gli strumenti da impiegare, quali sonde e droni», ha sottolineato Beltrami. E a fianco di un discorso sul ruolo dell'agronomo, il professionista ha anche portato una risposta a certi dubbi in termini di impatto ambientale. «L'impatto ambientale di un impianto agrivoltaico – ha detto – è inferiore a quello che hanno avuto la meccanizzazione, lo sviluppo dell'agrochimica e la conversione che ha reso i terreni edificabili. Certo, è un processo che va governato, ma l'agrivoltaico porta risorse economiche nuove, fondamentali per la continuità agricola. Infine – ha concluso Beltrami – occorre dire che l'agricoltura moderna è tutto tranne che biodiversità e che la biodiversità di un impianto agrivoltaico è sempre superiore a quella di una monocoltura».
Proprio la prospettiva dell'agronomo è stata quella portata da Paolo Beltrami, professionista con esperienza anche all'estero. «L'agronomo è consulente, supporta la progettazione, difende gli interessi del conduttore e imposta il modello di asseverazione e gli strumenti da impiegare, quali sonde e droni», ha sottolineato Beltrami. E a fianco di un discorso sul ruolo dell'agronomo, il professionista ha anche portato una risposta a certi dubbi in termini di impatto ambientale. «L'impatto ambientale di un impianto agrivoltaico – ha detto – è inferiore a quello che hanno avuto la meccanizzazione, lo sviluppo dell'agrochimica e la conversione che ha reso i terreni edificabili. Certo, è un processo che va governato, ma l'agrivoltaico porta risorse economiche nuove, fondamentali per la continuità agricola. Infine – ha concluso Beltrami – occorre dire che l'agricoltura moderna è tutto tranne che biodiversità e che la biodiversità di un impianto agrivoltaico è sempre superiore a quella di una monocoltura».