L'ippocastano, un nome rivelatore: le castagne sono buone per i cavalli
Fiori bianchi e fiori rossi della pianta tra i viali alberati e i giardini storici del nostro territorio
Dea De Angelis
2 maggio 2025|13 giorni fa

Ippocastano fiorito in un giardino lungo lo Stradone Farnese© Libertà/Dea De Angelis
Alberi di montagna e alberi di città. Quanto diversi possono essere secondo i luoghi. I castagni sui rilievi, gli ippocastani in pianura. In questi giorni tra la celebrazione della Festa della Liberazione e l’odierna Festa del Lavoro a spasso per le vie dei paesi e delle città, gli ippocastani con le loro enormi e fiorite chiome catturano il nostro sguardo. Non solo quelli con i fiori bianchi, anche quelli a fiori rossi. L’ippocastano, conosciuto anche come castagno d’India, è un albero di origine esotica. Cresce come pianta ornamentale isolato nei parchi e nei giardini o a filari lungo i viali urbani.
Diversamente dal castagno non forma boschi e non sviluppa frutti commestibili. Le sue “castagne matte” avvolte in un riccio sono buone solo per gli ungulati: cinghiali e cavalli (come suggerisce il nome della pianta). In tempi di eccesso di anidride carbonica nell’atmosfera e di azioni di contrasto al cambiamento climatico, la sua messa a dimora nell’ecosistema urbano è gradita e non solo alla vista. Come descritto nell’elenco degli “alberi per la città” della Regione Emilia Romagna, hanno capacità elevata di stoccaggio dell’anidride carbonica, molecola in eccesso che respiriamo o meglio che non ci fa respirare. Imponente e con i suoi fiori bianchi a pannocchia, l’ippocastano è presente lungo i viali alberati di molti dei quarantasei paesi della Provincia di Piacenza.
Diversamente dal castagno non forma boschi e non sviluppa frutti commestibili. Le sue “castagne matte” avvolte in un riccio sono buone solo per gli ungulati: cinghiali e cavalli (come suggerisce il nome della pianta). In tempi di eccesso di anidride carbonica nell’atmosfera e di azioni di contrasto al cambiamento climatico, la sua messa a dimora nell’ecosistema urbano è gradita e non solo alla vista. Come descritto nell’elenco degli “alberi per la città” della Regione Emilia Romagna, hanno capacità elevata di stoccaggio dell’anidride carbonica, molecola in eccesso che respiriamo o meglio che non ci fa respirare. Imponente e con i suoi fiori bianchi a pannocchia, l’ippocastano è presente lungo i viali alberati di molti dei quarantasei paesi della Provincia di Piacenza.

Alcuni esemplari per esempio disegnano il perimetro e le aree limitrofe (viali e giardini pubblici) della Rocca di Borgonovo. Anche in città - come molti di voi attenti lettori avrete osservato - alcuni maestosi e forse secolari ippocastani emergono dalle mura di giardini pubblici o privati. Ma ogni vivente, di natura animale o vegetale che sia, ha le sue insidie e l’ippocastano non fa eccezione. È - ahinoi - soggetto all’infestazione di una piccola farfalla, un lepidottero minatore fogliare. Le sue larve possono scavare gallerie all’interno delle foglie dell’ippocastano comune, causando danni che possono portare alla disseccazione della foglia. Negli ultimi anni, a causa di questo parassita molti esemplari sono stati sostituiti dal più piccolo ippocastano rosso, meno soggetto all’invasione della farfallina. Lo notiamo più facilmente in questi giorni di mezza primavera con i suoi fiori rossi vicino al più alto parente dai fiori bianchi.