“Il bar del cult” riapre, risuonano al cinema le risate anni ’70 e ’80
Dalla passione per le locandine d’epoca nasce il docufilm che ridà voce ai protagonisti di un periodo d’oro per la commedia italiana
Massimo Cavozzi
6 maggio 2025|12 giorni fa

Carlo Verdone srotola il poster del docufilm con i due autori
“Il bar del cult” è un progetto ideato da Rocco De Vito, docente di grafica e comunicazione, con il regista Mirko Zullo: insieme raccontano la commedia italiana attraverso una mostra e un docufilm. Il bar del titolo non è un locale fisico, come si potrebbe pensare, bensì un viaggio alla riscoperta del cinema italiano dalla fine degli anni ’60 ai primi anni ’90, dando parola alle locandine, ai manifesti e ai protagonisti delle pellicole più rappresentative della stagione cinematografica in cui l’Italia è stata protagonista assoluta. Il progetto attraversa vari generi del panorama cinematografico di quegli anni gloriosi: principalmente la commedia nelle sue diverse declinazioni, senza dimenticare il poliziottesco e sfiorando pure le pellicole d’autore. De Vito anticipa a Cinepop i contenuti del docufilm (in uscita in autunno), senza ovviamente spoilerare.
Le do le chiavi della DeLorean, mitica macchina del tempo di “Ritorno al futuro”: lei può volare negli 80’s, in che anno va e che cosa fa per prima cosa?
«Bella domanda. Sicuramente gli anni ’80 sono molto importanti per me essendo nato nell’agosto 1984. Ricordo che in quel periodo i miei genitori avevano un locale - “Bar sport”, ironia della sorte – proprio in centro a Vogogna, comune piemontese della Valdossola inserito nel circuito dei borghi più belli d’Italia. Era un periodo molto florido quello e ho avuto modo di conoscere molte persone in quel decennio al bar. Anche a livello cinematografico e musicale fu un periodo di grandi cult: uscì “Il ragazzo di campagna” con Renato Pozzetto, “L’allenatore nel pallone”, “Non ci resta che piangere”, “C’era una volta in America” e moltissimi altri. In maniera inconsapevole vivevo in un periodo che, proprio ora, con il docufilm “Il bar del cult”, sto celebrando. Quindi, tornando alla tua domanda, mi piacerebbe tornare nel 1980, ma avendo almeno 15 anni di età in modo da potermi godere, in tempo reale, queste rivoluzioni artistiche, vivermi a pieno le atmosfere, i paninari, il punk e moltissimi altri eventi avvenuti in quel decennio».
Come nasce il progetto de “Il bar del cult”?
«Nasce dalla passione per le stupende locandine dell’epoca. Insegno grafica e comunicazione in una scuola superiore del Piemonte. Mi ha sempre affascinato il mondo dell’illustrazione. Quindi, quasi per gioco, comincio ad acquistare le prime locandine: ricordo “Superfantozzi”, “Il tifoso l’arbitro e il calciatore” e “Al bar dello sport” (da qui poi il nome del progetto, ndr). L’inizio della collezione non coincide propriamente con la nascita del “bar” perché questa avviene nel 2018 circa. La voglia di far conoscere la collezione alle persone ha dato vita a questo progetto. Appunto una mostra di locandine, manifesti e oggettistica legata ai film. Poi nel 2020 insieme all’amico Mirko ci siamo detti: perché non raccontare la commedia italiana anche attraverso la voce dei protagonisti? Perciò nasce l’idea folle del documentario».
Da chi avete iniziato?
«Ricordo che il primo personaggio che contattammo fu il leggendario Renato Casaro che nel mondo dell’illustrazione cinematografia è una istituzione. Ci recammo quindi a Treviso, nel suo studio, e realizzammo una bella intervista. Poi piano piano, abbiamo provato a contattarne altri; devo dire che il progetto è piaciuto subito a tutti facendone aumentare la partecipazione: l’intervista a Lino Banfi nell’aprile 2021 è stata epica. Stare a due passi e chiacchierare con il re della commedia italiana, per quanto riguarda un certo tipo di commedia, è stato fantastico. E poi una persona dal grande animo e di una generosità unica. Ad oggi sono quasi venti le interviste realizzate: Carlo Verdone, Enrico Vanzina, Jerry Calà, Lino Banfi, Pippo Franco, Carmen Russo, Sergio Martino, Oliver Onions, Marco Giusti, Alvaro Vitali, Gigi e Andrea e molti altri».
Ci racconta qualcosa riguardo il docufilm...
«Nasce dall’esigenza di raccontare quegli anni d’oro del nostro cinema. Gli anni ’70, ’80 e in parte gli anni ’90, ovviamente a mio parere, sono stati anni di grandi cambiamenti per l’Italia. Cambiamenti che sono stati raccontati dalla commedia, che meglio di tutti, ha raccontato l’italianità nel mondo, mettendo a nudo pregi e difetti del Belpaese. Commedia raccontata con diversi linguaggi e stili nelle varie pellicole: “Fantozzi”, “Febbre da cavallo”, “Amici miei”, “Amarcord”, “Vacanze di Natale”. In fondo questi film sono la nostra “coperta di Linus” come racconta Marco Giusti nel documentario. E in effetti è così: seppur visti migliaia di volte questi ci fanno stare bene e li riguardiamo senza mai stancarci. Questa è la magia. Il docufilm, come detto, è diretto da Mirko Zullo per Chapeau Films Italy».
A proposito dei protagonisti del docufilm: che difficoltà avete avuto nel contattarli, convincerli a raccontarsi e poi raggiungerli?
«In realtà individuare i personaggi è stato facile, il problema è stato contattarli. Attraverso i loro canali ufficiali sui social e un po’ di fortuna piano piano siamo riusciti ad organizzare alcuni incontri. È stato un duro lavoro di ricerca e mediazione soprattutto i primi tempi. Per Carlo Verdone è stato fondamentale l’intervento degli amici del Glocal Film Festival di Torino che ci hanno permesso di incontrare Carlo durante una loro iniziativa».
Quando potremo vedere il vostro docufilm nelle sale?
«Dopo diverse revisioni, “Il bar del cult” è stato chiuso nel mese di marzo, nei tempi previsti. Ora contiamo di partecipare ad alcuni festival nazionali ed internazionali con la speranza di farci notare. Il punto forte è il fatto di essere stato autoprodotto, senza pressioni dall’alto, seguendo unicamente la passione e l’amore per questo tipo di cinema. Un cinema di genere che ci ha visti crescere nell’ammirazione di grandi attori e caratteristi che cerchiamo, a nostro modo, di raccontare in stile road movie. Prossimamente stiamo valutando l’idea di fare un’anteprima magari proprio in centro a Piacenza. Nelle sale nazionali dovrebbe uscire in autunno. Santelli Pictures ci aiuterà a diffonderlo in maniera capillare in tutta Italia».