Davide "Boosta" Dileo: «Alla base dell'arte ci sono la curiosità e la sinestesia»
Il leader dei Subsonica è in tour nei teatri con i brani del suo album "Soloist"

Eleonora Bagarotti
8 maggio 2025|10 giorni fa

Un musicista. Un autore. Uno sperimentatore. Un artista che ama trasmettere emozioni, ma anche comunicare attraverso la musica.
Davide “Boosta” Dileo è in tournée per presentare il suo nuovo album “Soloist”, parallelo al percorso con i Subsonica. Un pianoforte a coda «come un corpo davanti allo specchio... ho scelto di suonarlo nudo» dice Boosta, che si alterna anche alla postazione elettronica, per «manipolazioni sonore» e quattro Suite ambientali che richiamano, inevitabilmente (e con orgoglio), Brian Eno. Le atmosfere più recenti, calde e intriganti, al Teatro Comunale Sant’Agata di Bologna. Ma il tour prosegue e, tra l’altro, farà tappa il 16 maggio al Giardino della Triennale di Milano.
Davide “Boosta” Dileo è in tournée per presentare il suo nuovo album “Soloist”, parallelo al percorso con i Subsonica. Un pianoforte a coda «come un corpo davanti allo specchio... ho scelto di suonarlo nudo» dice Boosta, che si alterna anche alla postazione elettronica, per «manipolazioni sonore» e quattro Suite ambientali che richiamano, inevitabilmente (e con orgoglio), Brian Eno. Le atmosfere più recenti, calde e intriganti, al Teatro Comunale Sant’Agata di Bologna. Ma il tour prosegue e, tra l’altro, farà tappa il 16 maggio al Giardino della Triennale di Milano.

L’abbraccio tra le arti emerge anche nel percorso “Soloist”, dunque.
«Io credo tantissimo che il nostro dovere di narratori passi dalla sinestesia. Il resto è solo questione di catalogazione. Ma se nel mestiere fai arte, significa che raccogli degli input e li racconti. Avere un minimo di sinestesia dovrebbe essere un dato fondamentale. Io non mi sentirei completo perché sono una persona curiosa. Musicalmente, amo fare esplorazioni: la canzone e composizioni di più ampio respiro, un viaggio diverso all’interno del suono. Comporre significa farlo anche attraverso il suono, e questo accade anche quando si usa la penna con la grammatica. La scrittura è non solo musicale, ma di tutti i tipi, e cambia in continuazione. Anche quella con cui tu scrivi un libro (Boosta è anche scrittore, ndr). Io continuo a esplorare una mappa che si illumina un pezzo alla volta. Amo moltissimo quello che faccio. Molta musica, molto suono... c’è tutta la parte di ricerca e ho bisogno di continuare a ricercare. Per questo, ho anche bisogno di continui stimoli. C’è una necessità, un’urgenza. Lo abbiamo visto anche in grandi artisti molto curiosi, penso a David Bowie, e non solo a lui...».
«Io credo tantissimo che il nostro dovere di narratori passi dalla sinestesia. Il resto è solo questione di catalogazione. Ma se nel mestiere fai arte, significa che raccogli degli input e li racconti. Avere un minimo di sinestesia dovrebbe essere un dato fondamentale. Io non mi sentirei completo perché sono una persona curiosa. Musicalmente, amo fare esplorazioni: la canzone e composizioni di più ampio respiro, un viaggio diverso all’interno del suono. Comporre significa farlo anche attraverso il suono, e questo accade anche quando si usa la penna con la grammatica. La scrittura è non solo musicale, ma di tutti i tipi, e cambia in continuazione. Anche quella con cui tu scrivi un libro (Boosta è anche scrittore, ndr). Io continuo a esplorare una mappa che si illumina un pezzo alla volta. Amo moltissimo quello che faccio. Molta musica, molto suono... c’è tutta la parte di ricerca e ho bisogno di continuare a ricercare. Per questo, ho anche bisogno di continui stimoli. C’è una necessità, un’urgenza. Lo abbiamo visto anche in grandi artisti molto curiosi, penso a David Bowie, e non solo a lui...».
Il tour è appena iniziato, con successo di pubblico. Cosa prova il protagonista?
«La prima data è andata benissimo, suonare nei teatri è una condizione di soggezione, ma magica. C’è stata una bellissima accoglienza. In certi ambienti devi suonare anche una lunga storia, non è solo il pubblico che ti deve accogliere, ma anche lo spazio. Anche se è un po’ freak, come concetto».
«La prima data è andata benissimo, suonare nei teatri è una condizione di soggezione, ma magica. C’è stata una bellissima accoglienza. In certi ambienti devi suonare anche una lunga storia, non è solo il pubblico che ti deve accogliere, ma anche lo spazio. Anche se è un po’ freak, come concetto».

Spicca il rapporto con i giovani: lei è anche docente al Conservatorio di Como.
«Con i giovani sono a contatto perché ho un mestiere fortunato e molto interessante. Io li vedo bene, questi giovani. È logico che è cambiata tutta la società. In realtà, vedo più gli adulti sempre col telefonino in mano... Questa è la loro società. Abbiamo finito da poco il tour dei Subsonica e abbiamo visto nelle prime file tantissimi ragazzi, quindi vuol dire che anche cose del tuo presente rimangono interessanti. Io ho due figli adolescenti, hanno le loro dinamiche di ricerca ma hanno la loro curiosità. Hanno la vita davanti. Certo, da genitori c’è la preoccupazione di garantirgli più possibilità che, sulla carta, forse avevamo noi. Ora la Ue ti manda a studiare dove vuoi, ma paradossalmente hai più confini».
«Con i giovani sono a contatto perché ho un mestiere fortunato e molto interessante. Io li vedo bene, questi giovani. È logico che è cambiata tutta la società. In realtà, vedo più gli adulti sempre col telefonino in mano... Questa è la loro società. Abbiamo finito da poco il tour dei Subsonica e abbiamo visto nelle prime file tantissimi ragazzi, quindi vuol dire che anche cose del tuo presente rimangono interessanti. Io ho due figli adolescenti, hanno le loro dinamiche di ricerca ma hanno la loro curiosità. Hanno la vita davanti. Certo, da genitori c’è la preoccupazione di garantirgli più possibilità che, sulla carta, forse avevamo noi. Ora la Ue ti manda a studiare dove vuoi, ma paradossalmente hai più confini».
E poi c’è Boosta che suona negli ospedali...
«Credo nella musicoterapia. La musica resta uno strumento potentissimo sia per noi che per un’altra funzione. Uno dei miei progetti è fare una scuola di musica elettronica per l’infanzia. Abbiamo fatto laboratori in ospedale e funziona: non hai le barriere della tecnica con l’elettronica e puoi semplicemente girare, schiacciare e far succedere cose. Essendo una scuola dedicata principalmente al suono, è un’esperienza che dovrebbe insegnare l’ascolto e se tu insegni ai piccoli come farlo, tutto ciò potrà avere un riverbero nella vita di tutti i giorni. Anche per ascoltare il tuo prossimo».
«Credo nella musicoterapia. La musica resta uno strumento potentissimo sia per noi che per un’altra funzione. Uno dei miei progetti è fare una scuola di musica elettronica per l’infanzia. Abbiamo fatto laboratori in ospedale e funziona: non hai le barriere della tecnica con l’elettronica e puoi semplicemente girare, schiacciare e far succedere cose. Essendo una scuola dedicata principalmente al suono, è un’esperienza che dovrebbe insegnare l’ascolto e se tu insegni ai piccoli come farlo, tutto ciò potrà avere un riverbero nella vita di tutti i giorni. Anche per ascoltare il tuo prossimo».
