Caro calcio, ma quanto mi costi...

Le quote per le famiglie aumentano, anche le spese per le società: ecco perché i conti dei settori giovanili faticano a quadrare

Michele Rancati
Michele Rancati
|6 mesi fa
Caro calcio, ma quanto mi costi...
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«Non bastava la stangata autunnale (+2.924,70 euro a famiglia tra bollette, materiale scolastico, libri e riscaldamento), non bastava nemmeno la continua corsa al rialzo dei prezzi dei carburanti e degli alimentari (+2.180,20 euro), a gravare sulle tasche delle famiglie ci saranno anche i costi delle attività sportive per i ragazzi». Inizia così l’ultimo report di Federconsumatori, l’associazione nazionale che negli scorsi mesi aveva stilato la classifica delle discipline più care per le famiglie, tenendo conto di corsi, abbigliamento, materiale, spostamenti e spese varie sono nuoto (con un costo complessivo di 1.054 euro all’anno), tennis (962 euro e il calcio (911 euro). Una cifra che probabilmente è arrotondata per difetto.
Facciamo i conti: un’iscrizione media annuale nella nostra provincia si aggira attorno ai 300/350 euro, a cui vanno aggiunti altri 100/150 euro di materiale della squadra per gli allenamenti e le divise con cui presentarsi alle gare. Ovviamente i bambini/ragazzi hanno bisogno anche delle scarpe adatte, per cui si può stimare un prezzo medio tra i 50 e gli 80 euro, stando bassi (molto bassi in alcuni casi...). E se il piccolo cresce, vista l’età, a metà annata ne occorre un paio nuovo.
Due, spesso tre allenamenti a settimana, più la partita nel week end, presuppongono altrettanti spostamenti da casa al campo in auto e ritorno, per un periodo che va da fine agosto/inizio settembre almeno fino a giugno. Aggiungiamo un po’ di corollario e i quasi mille euro dell’inchiesta Federconsumatori sembrano addirittura pochi.
I costi per le società
L’aspetto paradossale di questi calcoli, è che nessuna delle componenti interessate sembra guadagnarci. Sì, perché le società sono alle prese con gli stessi rincari delle famiglie, quindi sono davvero rare quelle che riescono a sostenere il proprio settore giovanile con le semplici quote.
Ad allenatori e dirigenti viene riconosciuto un rimborso spese, i completi da gioco che si usano per le gare ufficiali vanno innanzitutto comperati, poi fatti lavare dopo ogni partita; praticamente ogni giorno gli spogliatoi vanno riscaldati e puliti, la doccia calda va ovviamente garantita, così come l’illuminazione delle strutture e dei campi, idem la manutenzione dei terreni da gioco.
Alcune delle società che disputano campionati giovanili regionali pagano il pulmino per le trasferte, tutte hanno costi fissi per i tesseramenti e le assicurazioni.
Alla fine, un giovane calciatore costa alla società dai 400 ai mille euro all’anno. Dipende dalla categoria, dal campionato che gioca, dal numero degli allenamenti. Il presidente di una selle società che va per la maggiore ci rivela: «All’inizio di ogni stagione, so già che devo recuperare 150mila euro per il solo settore giovanile. Ho 300 ragazzi, pagano 400 euro, me ne costano 900: il conto è facile. E devo dire che generalmente tutte le società stanno molto attente a non aumentare la quota di iscrizione, che per noi come per quasi tutti dovrebbe essere il doppio. In Lombardia sono molto più elevate e fanno fatica lo stesso». Sponsor e contributi comunali rappresentano così la principale fonte di sostentamento, anche se la crisi e i tagli si sono fatti sentire. «Il tutto - conclude - sperando che di non dover cambiare la caldaia o un faro dell’illuminazione, ovviamente a carico nostro».