Quel filo biancorosso che unisce gli allenatori del momento

I fratelli Inzaghi, Gilardino, Di Francesco e Stroppa sono stati protagonisti in campo con la maglia del Piacenza negli anni d’oro

Michele Rancati
Michele Rancati
|5 mesi fa
Quel filo biancorosso che unisce gli allenatori del momento
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Chissà quanti dei 15 milioni di follower social dell’Al Hilal hanno cercato dove fosse la nostra città dopo il post con cui la società esaltava Simone Inzaghi, reduce dal pareggio con il Real Madrid al Mondiale per club negli Usa. “Il genio di Piacenza” era il sintetico ed eloquente messaggio che accompagnava la foto di un Simone come al solito concentrato e grintoso in panchina.
Qualche giorno dopo, la vetrina social è toccata al fratello Filippo, accolto dai tifosi del Palermo come il messia che dovrà riportare i rosanero in Serie A. Alberto Gilardino è fresco di accordo con il Pisa neopromosso nella massima serie, dove affronterà Eusebio Di Francesco, nuovo mister del Lecce. La Serie A se l’era guadagnata sul campo con la Cremonese vincitrice dei playoff di B, ma Giovanni Stroppa ha scelto di andare al Venezia per tentare l’ennesima scalata. Tutti questi allenatori, alcuni di quelli più in voga tra i mister italiani, sono uniti da un filo biancorossi. Sono stati tutti protagonisti da calciatori con la maglia del Piacenza.
Simone Inzaghi ha percorso tutta la trafila nelle giovanili, un vero predestinato che dopo qualche difficoltà in provincia è esploso alla prima occasione in Serie A (1998-99), ripagando la fiducia di mister Beppe Materazzi con 15 gol: per il Piace storica salvezza, per lui cessione miliardaria alla Lazio.
Ha segnato 15 gol con la prima squadra del Piacenza, ma in Serie A con la maglia biancorossa non ci ha mai giocato, il fratello Filippo. Il quale, però, faceva parte con De Vitis, Piovani, Moretti e Turrini dell’indimenticabile attacco a 5 stelle che nel 1994-95 riportò i biancorossi di Gigi Cagni nella massima serie dopo l’immeritata (per dire poco...) retrocessione. Da allenatore è diventato sinonimo di promozione: Venezia dalla C alla B, Benevento dei record e Pisa dalla B alla A. Un curriculum che ha acceso l’entusiasmo dei tifosi del Palermo, che dopo la delusione di quest’anno contano su Pippo, accolto con un calore unico.
Il suo posto sulla panchina del Pisa neopromosso è stato preso da colui che era stato designato il suo erede sul campo, prima al Piace, poi al Milan: Alberto Gilardino.
In biancorosso ha esordito e giocato in Serie A a soli 17 anni nella stagione 1999-2000, baby prodigio sbocciato poi con Verona, Parma e proprio Milan.
In panchina, gavetta partita con i dilettanti bresciani del Rezzato e cresciuta scalino dopo scalino fino al-la vittoria del campionato di Serie B con il Genoa, allenato poi per qualche mese anche in A. Palcoscenico che ritrova a Pisa, dove deve confermarsi come uno dei nomi italiani emergenti.
Ripercorrendo, magari, l’inizio di carriera bruciante di Eusebio Di Francesco, capace nei primi 5 anni da mister di vincere la Serie C con il Pescara e la Serie B con il Sassuolo, con il quale si era poi consolidato in A. Quest’anno per lui è arrivata una retrocessione beffa a Venezia, ma le sue qualità di “maestro di calcio” sono ormai riconosciute, tanto che si è accasato al Lecce. Eusebio ha giocato nel Piacenza dal 1995 al 1997 e dal 2001 al 2003. Fu il primo biancorosso della storia a essere convocato in Nazionale, chiamata a cui rinunciò per giocare lo spareggio-salvezza di Napoli contro il Cagliari.
Al suo posto al Venezia è andato Giovanni Stroppa: al Garilli dal 1997 al 2000 (era detto “Enel” perché accendeva la luce del gioco), in panchina vanta ben quattro promozioni, l’ultima delle quali è recentissima, con la Cremonese riportata in Serie A.