Troppi debiti con il Comune, addio plateatico per due locali
Niente tavoli fuori per Taverna In di piazza Sant'Antonino e l'Orologio di piazza Duomo. Sarebbero insolventi per decine di migliaia di euro
Elisabetta Paraboschi
|5 mesi fa

Il ristorante Taverna In di piazza Sant’Antonino
Plateatico addio per la trattoria pizzeria dell’Orologio di piazza Duomo e il ristorante Taverna In di piazza Sant’Antonino. I due locali, presenti rispettivamente dal 1972 e dal 1995, si sono visti negare l’autorizzazione per l’occupazione del suolo pubblico. La causa sarebbe un ingente insoluto di diverse decine di migliaia di euro derivante dal mancato pagamento della Tari e di altri tributi. Così da qualche giorno all’ombra della basilica di Sant’Antonino sono spariti i tavoli; in piazza Duomo invece il titolare Pasquale Tortora ha deciso di rimettere all’esterno sedie e tavoli.
«Il plateatico l’ho sempre pagato, anche le prime due rate del 2025: ne ho una terza il primo settembre e una quarta il primo dicembre e pagherò anche quelle - spiega Tortora - lo scorso 10 giugno mi è stato notificato lo sgombero dei tavoli perché risulto senza autorizzazione. Fino al 2020 l’avevo, poi c’era da fare il rinnovo: mi sono arrivati comunque i bollettini da pagare e li ho pagati tutti, pensavo che pagando ci sarebbe stato automaticamente anche il rinnovo. Mi dicono che la mancata autorizzazione dipende da un insoluto ma non è riguardante il plateatico, bensì la Tari, l’Imu e delle multe: io il plateatico l’ho comunque pagato e per questo metto fuori i tavoli».
Nella vicina piazza Sant’Antonino, la titolare del Taverna In Stefania Moschini preferisce non commentare la vicenda: il suo locale a ottobre dovrebbe celebrare i primi trent’anni di vita. Quello di Tortora di anni ne ha qualcuno in più: «Siamo qui dal 1972» spiega.
Due attività storiche del centro dunque: l’assenza di tavoli e sedie, laddove prima c’erano, non è passata inosservata a tanti piacentini abituati a gustarsi una pizza o un piatto all’ombra del Duomo o della basilica di Sant’Antonino.
«Il fatto è che il Comune, nel valutare le domande di occupazione del suolo pubblico, è tenuto a verificare tutti gli elementi della normativa, compresi i requisiti amministrativi e contabili - fanno sapere da Palazzo Mercanti - e ogni decisione viene assunta nel rispetto dei criteri di legge e degli atti a garanzia dell’equità di tutti gli operatori economici. Per questo motivo a queste due attività non è stato rilasciato il rinnovo dell’autorizzazione».
L’ostacolo dunque sarebbe rappresentato dai «requisiti amministrativi e contabili» a cui il Comune fa cenno: «Quando ci troviamo in presenza di un rinnovo dell’autorizzazione, il Comune controlla in primis se sei in regola con i pagamenti - spiega il direttore di Confcommercio Gianluca Barbieri - non solo con l’occupazione del suolo pubblico, ma anche con la Tari, l’Imu e le eventuali sanzioni. Se non sei in regola, l’autorizzazione viene negata: è l’unico motivo per negarla se parliamo di rinnovi che vedono mantenuto lo status quo precedente, ossia le dimensioni del plateatico, l’ingombro, le distanze».


