Tendine d’Achille, tempi di recupero più rapidi con le nuove tecniche mini-invasive
A CURA DI ALTRIMEDIA
|5 mesi fa

Capita all’improvviso, magari durante una corsa, un salto o una semplice partita tra amici. Un colpo secco, un dolore acuto dietro alla caviglia e poi la difficoltà – a volte l’impossibilità – di continuare a camminare. Si tratta della rottura del tendine d’Achille, uno degli infortuni muscolo-tendinei più temuti, soprattutto da chi pratica sport, anche a livello amatoriale.
Il tendine d’Achille è il più grande e potente del corpo umano, ma non è indistruttibile. A romperlo sono spesso uomini tra i 30 e i 50 anni, e le attività più “rischiose” sono quelle che prevedono cambi di direzione rapidi: calcio, basket, corsa su pista o su terreni irregolari. Anche chi soffre di tendinopatie croniche o assume farmaci come corticosteroidi e alcuni antibiotici può essere più esposto al rischio.
Fino a non molto tempo fa, la chirurgia “classica” per il tendine d’Achille prevedeva un’incisione lunga, sutura diretta e un recupero che poteva durare mesi. Non erano rari i casi di riapertura della ferita, infezioni o danni al nervo surale. Oggi, però, qualcosa sta cambiando.
In alcune strutture specializzate è stata introdotta una procedura mini-invasiva, che consente di intervenire senza tagli estesi. Si lavora attraverso piccoli fori nella pelle e si esegue la sutura interna del tendine, riducendo così i traumi ai tessuti circostanti e migliorando il recupero. Una tecnica una volta eseguita in pochi centri nel Nord Europa e negli Stati Uniti, oggi viene adottata anche in Italia in contesti ad alta specializzazione.
Nei pazienti più adatti, la procedura può essere affiancata da trattamenti rigenerativi con cellule staminali autologhe, prelevate dal grasso corporeo del paziente stesso, che aiutano a favorire la guarigione e ridurre i tempi biologici di ripresa.
Una delle differenze più evidenti rispetto al passato riguarda i tempi. Già dopo pochi giorni, il paziente può tornare a camminare – con le dovute precauzioni e un tutore – e, nel giro di quattro settimane, si può dire addio all’immobilizzazione. La guida si riprende di solito dopo sei settimane, mentre l’attività sportiva torna a essere possibile dopo circa tre mesi.
Chi desidera saperne di più su questo approccio, lo stesso con cui sono stati trattati campioni dello sport come David Beckham, Kobe Bryant e Kevin Durant, può consultare la sezione dedicata sul sito di
https://smarthallux.com/intervento-al-tendine-dachille/ Smarthallux, un centro altamente specializzato nella chirurgia funzionale e mini-invasiva del piede.
La rottura del tendine d’Achille è certamente un evento serio, ma oggi non rappresenta più una battuta d’arresto definitiva. Grazie ai nuovi protocolli chirurgici e riabilitativi, si può tornare a camminare in tempi brevi, con meno dolore e senza le complicazioni del passato. La chiave sta nella diagnosi precoce e nel giusto trattamento, personalizzato in base al tipo di paziente.
Come sempre, rivolgersi a specialisti con esperienza è fondamentale. Ma il messaggio è chiaro: anche dopo una rottura del tendine d’Achille, il ritorno alla normalità è oggi più vicino di quanto si pensasse fino a pochi anni fa.
La responsabilità editoriale e i contenuti di cui al presente comunicato stampa sono a cura di SmartHallux BV

