Alle soglie del Natale, l'appello del vescovo: «La forza sta nelle relazioni»
Cevolotto ospite nel salotto de "Lo Specchio di Piacenza". Le passioni? «La bicicletta e le passeggiate in montagna»
Matteo Prati
|9 ore fa

il vescovo Cevolotto con Papa Leone XIV
Alle soglie del Natale, “Lo Specchio di Piacenza” ha scelto di chiudere la stagione 2025 nel salotto di Telelibertà con una voce capace di intrecciare memoria e futuro, custodendo la tradizione della Chiesa e accompagnando le comunità nel discernimento del tempo che viene. Ospite dell’ultima puntata dell'anno, il vescovo della diocesi Piacenza-Bobbio Adriano Cevolotto che, a cinque anni dalla nomina, ha ripercorso con Nicoletta Bracchi un cammino umano e pastorale segnato da scoperte, domande profonde e scelte mai scontate. Un incontro che ha unito gli auguri al racconto di un passaggio fondamentale: l’inizio, proprio a Piacenza, del suo servizio come vescovo, un tempo di coscienza critica e responsabilità. «Era la prima volta che arrivavo a Piacenza, che fino ad allora conoscevo solo dall’autostrada», racconta Cevolotto. «Giorno dopo giorno ho imparato ad apprezzarne la bellezza. Ma la bellezza, alla fine, la scopri abitandola». Cinque anni che il vescovo definisce «un lungo viaggio», iniziato in un giorno segnato dalla pioggia battente e dalle mascherine della pandemia. «Alla fine della giornata, in quel 2020, guardando verso nord, apparve un arcobaleno bellissimo: per me fu un richiamo forte alla fiducia e alla speranza». Entrare in un ambiente diverso da quello di provenienza è stato, per Cevolotto, originario di Treviso, come affrontare un vero apprendistato. Uno sguardo che si allarga al mondo del volontariato, molto presente sul territorio: «Il numero dei volontari è sorprendente. Avverto però una certa fatica nel ricambio generazionale. La realtà giovanile oggi è molto diversa rispetto a trent’anni fa». E aggiunge una riflessione critica: «La logica del dono gratuito è minacciata. L’idea dei crediti formativi per incentivare il volontariato rischia di trasformarsi in un boomerang: si introduce una cultura del ritorno che non mi convince». Non manca un passaggio sulla crisi delle vocazioni: «Sì, esiste ed è diffusa. Non riguarda solo il sacerdozio. Anche il matrimonio è in crisi: le scelte che impegnano nel lungo periodo fanno paura». Scorrono le immagini della sua vita: l’infanzia in Veneto, la scuola con classi ancora divise tra maschi e femmine, l’ingresso in seminario in prima media. «Ricordo una grande gioia, ho capito che quella era la chiamata del Signore. Fui ordinato sacerdote a 26 anni, la mia parrocchia d'origine è quella di Ognissanti a Roncade». Le passioni? «La bicicletta e le passeggiate in montagna. Ho raggiunto anche la vetta del Monte Bianco. La fatica della salita serve per gustare il traguardo. Ma si cammina insieme, senza lasciare indietro nessuno». C’è spazio anche per aspetti più personali: «Cucino qualche volta, soprattutto la sera, serve a rallentare, a raccogliere particolari che spesso ci sfuggono. Il radicchio trevigiano resta un legame affettivo con la mia terra natale». Da formatore e docente, Cevolotto insiste sull’importanza di un’umanità integrata: «Prima di educare alla sessualità, bisogna educare alle emozioni. Ai genitori dico spesso: siate pali piantati per terra. Resistete. Un giorno i vostri figli avranno bisogno di appoggiarsi lì». Infine, uno sguardo alla sinodalità e al governo della diocesi: «Nel consiglio ho voluto la presenza di un diacono permanente e di una donna laica: le scelte condivise richiedono più tempo e fatica, ma sono anche più autentiche. Anche i venti cambi di sacerdoti avvenuti quest’anno sono stati accompagnati da un lungo e attento lavoro di ascolto».

“Lo spirito della missione non mi ha mai lasciato”: il vescovo tra viaggi, Papi e scelte
Accanto alla dimensione pastorale, resta viva la radice missionaria. «Lo spirito della missione non mi ha mai lasciato», spiega il vescovo Adriano. Dall’Uganda, nel cinquantesimo di Africa Mission, al Pakistan, dove ha incontrato il fratello di un martire cristiano, fino all’Etiopia, con suor Albina. «Sono esperienze che ti formano nel profondo e ti insegnano che l’aiuto vero rende protagonisti dello sviluppo». Tra i ricordi più personali, anche l’incontro con san Giovanni Paolo II. «È stato il Papa della mia giovinezza. L’ho conosciuto in Cadore, addirittura a tavola con lui. A un certo punto mi sono detto: sto mangiando con il Papa. Mi colpì la sua normalità, lo sguardo penetrante che non metteva mai a disagio, ma sapeva vedere dentro». E su Papa Francesco, Cevolotto è netto: «È stato un grande Papa, un riformatore. La sua eredità è impegnativa e credo che la sua forza si capirà ancora di più nella continuità che Papa Leone XIV potrà dare». Un Papa, quest'ultimo, che, secondo il vescovo, viene talvolta letto in modo riduttivo. «Basti pensare al viaggio che ha appena concluso in Turchia e Libano: un gesto di grande coraggio, un’operazione straordinaria, capace di parlare al mondo intero».
Relazioni, speranza, comunità: il messaggio natalizio.
«La forza sta nelle relazioni». È una convinzione che attraversa tutto il racconto pastorale di Adriano Cevolotto e che torna nelle sue parole, mentre si avvicina il Natale. «La fede va annunciata con la predicazione e il catechismo, certo, ma se non è testimoniata con l’esempio rischia di restare astratta. È nella vita condivisa che diventa credibile». Il messaggio del vescovo si fa particolarmente intenso quando lo sguardo si posa sul presente e su alcune criticità. «In queste settimane che precedono il Natale presiedo molti incontri e mi torna spesso alla mente una frase del Vangelo: “Nulla è impossibile a Dio”». Per Cevolotto, la vera emergenza del nostro tempo è la sfiducia: «Il sentimento più minaccioso per la vita e per il futuro è una rinuncia silenziosa alla speranza. Viviamo un’emergenza legata alla sfiducia». Da qui l’augurio: «Vorrei dirlo soprattutto a chi si sente solo, marginale, insignificante: siamo in mani sicure. Dio ha scelto di entrare nella storia, di legare il proprio destino a quello dell’umanità. Questa certezza riguarda me, riguarda noi, e riguarda Dio stesso». Il cammino giubilare in diocesi si concluderà nell’ultima domenica di dicembre con una celebrazione a Santa Maria di Campagna. «Sarà anche l’occasione per presentare un progetto di co-housing – commenta – negli spazi un tempo abitati dai Frati Minori: una parte resterà a loro, un’altra accoglierà persone con fragilità, lavoratori precari, studenti. L’idea è far convivere realtà diverse, perché solo così nasce una comunità vera». Tutte le puntate de "Lo specchio" sono disponibili on demand sul sito di Libertà.



