«Troppa invadenza e poco rispetto: dico basta ai settori giovanili»
Luigi "Muscolo" Panzetti ha lasciato dopo 10 anni il San Giuseppe: «Società eccezionale, genitori spesso insopportabili»

Michele Rancati
|6 mesi fa

Luigi “Muscolo” Panzetti ha chiaro in testa il momento in cui ha deciso di non voler più seguire un settore giovanile.
È accaduto qualche mese fa, durante una riunione con i genitori di una squadra del San Giuseppe, società per cui è stato molto più di un direttore sportivo per 10 stagioni: «Parlavamo di bambini di 8-9 anni - rivela - e una mamma ha preso la parola, sostenendo che l’allenatore non era all’altezza perché non li faceva allenare con intensità. Un’altra aveva contestato il fatto che si allenassero solo una metacampo. Mi sono cadute le braccia, non sapevo cosa ribattere, così ho iniziato a pensare se davvero valesse ancora la pena di mettere così tanta passione ed energia, ricevendo in cambio critiche così assurde».
Proprio in questi giorni, Muscolo ha salutato la società biancazzurra, pronto ad iniziare una nuova sfida: «A tutti coloro che mi hanno chiamato e che ringrazio ho chiarito un punto: sono disponibile solo per seguire una Prima squadra. Adoro lavorare con i giovani, i ragazzi rappresentano la vera essenza del calcio, ma per quanto mi riguarda la situazione è diventata davvero insostenibile. L’invadenza dei genitori, che spesso condiziona anche i comportamenti dei figli, è diventata davvero troppa. Una società eccezionale come il San Giuseppe, al pari di altre sia chiaro, si è meritata la fiducia delle famiglie. Invece tutti si credono allenatori e dirigenti, quasi in dovere di dire sempre la propria opinione, anziché lasciar fare a chi è preparato. Penso sia poco rispettoso: ci sono istruttori che hanno due lauree, studiano ancora, si aggiornano, ci mettono tempo e passione: ma lasciateli fare, no?».
Dopo averli criticati, un consiglio ai genitori? «Valutate una società dalla faccia dei vostri figli: se va ad allenamento con il sorriso, vuol dire che è nel posto giusto».
È davvero così feroce la “guerra” tra società per i giovani? «Sicuramente ci sono e sempre ci saranno episodi molto sgradevoli - risponde Muscolo - ma non penso sia peggiore che in passato. La mia famiglia mi aveva raccontato che, in totale buonafede, aveva firmato per me il trasferimento con due squadre differenti. I dirigenti al tempo venivano a casa, insistevano, promettevano e spesso non c’erano tutte le informazioni che ci sono oggi».
Panzetti rivela anche l’ultima frontiera di questa corsa al giovane talento: «Sempre più spesso le società non chiamano i giocatori o le famiglie, ma gli allenatori, chiedendo loro di spostarsi e di portare con sé i tre-quattro elementi più bravi, scavalcando così le squadre di appartenenza. Ovviamente, devono sempre trovare chi asseconda questi comportamenti poco etici. E purtroppo i casi sono parecchi, alcuni hanno riguardato anche noi del San Giuseppe in questi anni».
C’è una soluzione? «Sicuramente richiamare tutti a un maggiore rispetto delle regole. Poi speriamo che il Piacenza possa tornare ad avere quel ruolo catalizzatore che ricopriva fino a qualche anno fa».
È accaduto qualche mese fa, durante una riunione con i genitori di una squadra del San Giuseppe, società per cui è stato molto più di un direttore sportivo per 10 stagioni: «Parlavamo di bambini di 8-9 anni - rivela - e una mamma ha preso la parola, sostenendo che l’allenatore non era all’altezza perché non li faceva allenare con intensità. Un’altra aveva contestato il fatto che si allenassero solo una metacampo. Mi sono cadute le braccia, non sapevo cosa ribattere, così ho iniziato a pensare se davvero valesse ancora la pena di mettere così tanta passione ed energia, ricevendo in cambio critiche così assurde».
Proprio in questi giorni, Muscolo ha salutato la società biancazzurra, pronto ad iniziare una nuova sfida: «A tutti coloro che mi hanno chiamato e che ringrazio ho chiarito un punto: sono disponibile solo per seguire una Prima squadra. Adoro lavorare con i giovani, i ragazzi rappresentano la vera essenza del calcio, ma per quanto mi riguarda la situazione è diventata davvero insostenibile. L’invadenza dei genitori, che spesso condiziona anche i comportamenti dei figli, è diventata davvero troppa. Una società eccezionale come il San Giuseppe, al pari di altre sia chiaro, si è meritata la fiducia delle famiglie. Invece tutti si credono allenatori e dirigenti, quasi in dovere di dire sempre la propria opinione, anziché lasciar fare a chi è preparato. Penso sia poco rispettoso: ci sono istruttori che hanno due lauree, studiano ancora, si aggiornano, ci mettono tempo e passione: ma lasciateli fare, no?».
Dopo averli criticati, un consiglio ai genitori? «Valutate una società dalla faccia dei vostri figli: se va ad allenamento con il sorriso, vuol dire che è nel posto giusto».
È davvero così feroce la “guerra” tra società per i giovani? «Sicuramente ci sono e sempre ci saranno episodi molto sgradevoli - risponde Muscolo - ma non penso sia peggiore che in passato. La mia famiglia mi aveva raccontato che, in totale buonafede, aveva firmato per me il trasferimento con due squadre differenti. I dirigenti al tempo venivano a casa, insistevano, promettevano e spesso non c’erano tutte le informazioni che ci sono oggi».
Panzetti rivela anche l’ultima frontiera di questa corsa al giovane talento: «Sempre più spesso le società non chiamano i giocatori o le famiglie, ma gli allenatori, chiedendo loro di spostarsi e di portare con sé i tre-quattro elementi più bravi, scavalcando così le squadre di appartenenza. Ovviamente, devono sempre trovare chi asseconda questi comportamenti poco etici. E purtroppo i casi sono parecchi, alcuni hanno riguardato anche noi del San Giuseppe in questi anni».
C’è una soluzione? «Sicuramente richiamare tutti a un maggiore rispetto delle regole. Poi speriamo che il Piacenza possa tornare ad avere quel ruolo catalizzatore che ricopriva fino a qualche anno fa».

