«Rabbia, ma non sorpresa»: la denuncia collettiva in un presidio sotto l'Ausl

Dopo l’arresto del primario Michieletti per violenza sessuale e stalking, collettivi e associazioni si mobilitano: «Non è un caso isolato. Serve parlarne e rompere il silenzio nei luoghi di lavoro»

Marcello Tassi
Marcello Tassi
10 maggio 2025|9 giorni fa
«Rabbia, ma non sorpresa»: la denuncia collettiva in un presidio sotto l'Ausl
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Rabbia, ma non sorpresa.  È con questo stato d’animo che stamattina un gruppo di cittadine e realtà attive sul territorio — tra cui «Non una di meno – Osservatorio femminicidi, transicidi, lesbicidi», il collettivo «Resisto» e «Donne in nero» — si è ritrovato davanti alla direzione generale dell’Ausl in Piazzale Milano.  
Una mobilitazione nata dopo la notizia dell’arresto di Emanuele Michieletti, il primario di radiologia, accusato di violenza sessuale e stalking. 
Per loro quanto accaduto «non è un caso isolato né un fulmine a ciel sereno, ma piuttosto – ha spiegato Manuela Bruschini, referente delle donne che si sono autoconvocate per il presidio - l’ennesima manifestazione di un sistema marcio e compiacente», dove silenzi, protezioni e omissioni contribuiscono a creare terreno fertile per abusi e impunità».  
L’incontro è stato anche un momento di testimonianza e vicinanza alle vittime, ma soprattutto di denuncia collettiva: perché, come affermano le manifestanti, «non si tratta di mele marce, ma di un intero sistema che va scardinato». 
Non sarà un’iniziativa isolata, né destinata a spegnersi con il presidio di oggi. L’obiettivo è chiaro: non lasciare che l’episodio cada nell’oblio, ma aprire un ciclo continuativo di mobilitazioni e momenti pubblici di confronto. 
«Bisogna parlarne a lungo, senza smettere di fare luce su ciò che spesso viene nascosto o minimizzato», ha spiegato Michela De Nittis, attivista del collettivo Resisto e di SiCobas. Perché la violenza di genere non è confinata a un singolo ambito, ma attraversa tutti i luoghi di lavoro e colpisce donne in ogni ruolo e mansione. 
Tra gli aspetti più inquietanti, è stato sottolineato anche «il tono dei commenti, spesso provenienti da donne contro altre donne». Sono già in programma nuovi incontri e momenti di confronto.