“Ragazzi simpatici”, una spensierata e curiosa avventura tra banchi di scuola e letteratura classica
29 Marzo 2024 16:17
Collians Corrado Dogliotti, autore esordiente di “Ragazzi simpatici”, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo, ha ventidue anni, nasce a Mombasa, in Kenya, dove tristemente rimane presto orfano, per poi trasferirsi a Genova dagli zii: è giovane e conserva la freschezza dei ricordi ancora vividi del periodo della scuola superiore. Giovane è anche la sua narrazione, ma questo non deve essere interpretato come difetto, ma come pregio: la sua penna corre velocemente sulle pagine dell’opera e intima il lettore a seguirla altrettanto rapidamente, imitando i toni del rap ma traducendolo in prosa, che dona alle frasi un ritmo incalzante e coinvolgente. Dunque sia chiaro che gioventù non significa inesperienza: Collians Dogliotti non risulta né rozzo né privo di raffinatezza, ma al contrario la sua età si manifesta sulle sue pagine con la spensieratezza, l’intensità emotiva e mnemonica e la scaltrezza tipici dei ragazzi che ancora non conoscono disillusione né noia, ma soltanto entusiasmo e curiosità.
In molti ricordano con piacere o nostalgia il periodo della scuola, quando tutto sembrava concesso e le conseguenze delle azioni apparivano vaghe, mentre tutto ciò che contava era il presente, perché il passato era poco e il futuro distante. Forse è proprio quella spensieratezza a rendere difficile rievocare i ricordi di quel periodo man mano che, crescendo, ce lo lasciamo alle spalle: nonostante l’intensità con cui si vivono per la prima volta le nuove emozioni e sensazioni dell’adolescenza, queste non rimangono incise intensamente nella memoria come ci si aspetterebbe da giovani. Rimangono impressi gli insegnamenti e le deduzioni che si traggono dai primi sbagli e dai successi, certo, e molte immagini, alcuni amici e quegli episodi più significativi, ma nel frattempo, senza rendersene conto, si perdono molti dettagli e sensazioni, quella mentalità di presente quotidianità viene gradualmente sostituita per necessità a una forma di pensiero più preoccupata a proiettarsi nel futuro che dedita a indugiare nel passato o concentrarsi sul presente.
Collians Dogliotti, seguendo l’istinto o forse l’urgenza di raccontarsi, ha avuto la prontezza, sia essa consapevole o inconsapevole, di catturare l’essenza di quei giorni adolescenziali ben prima che il loro ricordo svanisse, imbrigliandone l’intensità col ritmo allegro del suo racconto, per questo “Ragazzi simpatici” si rivolge con efficacia anche e soprattutto ai lettori adulti che hanno smarrito la leggerezza della loro gioventù e che potrebbero riviverne il sapore tra le pagine di quest’opera.
L’autore descrive una storia soprattutto ambientata nella sua classe del Collegio Emiliani: nel primo capitolo racconta a tono scanzonato il suo trasferimento lì a seguito della sua espulsione dal precedente istituto scolastico; nonostante l’apparente staticità dell’ambientazione il racconto risulta essere estremamente dinamico perché, mentre Collians siede al suo banco, trasporta i lettori nell’universo del suo pensiero, dove le lezioni di letteratura classica sull’Iliade, l’Odissea, l’Eneide e Dante prendono una forma inconsueta, innovativa, che non ha la pretesa di reinventare quei capisaldi ben noti a tutti, ma offre un punto di vista diverso dal solito: mostra una storia raccontata non dallo storiografo che enuncia, né del cantastorie che narra, ma dal punto di vista di uno studente che impara, evocando le sensazioni e l’entusiasmo di una giovane mente pronta ad assorbire ed elaborare gli insegnamenti che riceve.
“Patroclo dimentica le parole di Achille. Furente di ardore, incita i suoi a inseguire i nemici fin sotto le mura di Troia. Collians gli grida di ricordarsi delle parole di Achille, ma Patroclo non lo sente e corre velocemente verso la sua rovina”, racconta l’autore, immergendosi egli stesso nella storie di Omero, “Patroclo si slancia tre volte, come se fosse il Dio della guerra, grida terribilmente e uccide molti nemici. Ma Apollo lo ferma, gli muove incontro nella mischia, nascosto da molta nebbia. Patroclo non se ne accorge. Apollo gli fa cadere l’elmo dalla testa. L’elmo di Achille rotola sotto gli zoccoli dei cavalli, si sporca di sangue e polvere. Il Dio gli frantuma la lunga lancia, fa cadere lo scudo e gli scioglie la corazza. Collians vede la scena: È ingiusto, è ingiusto.”
Ma gli insegnamenti non provengono soltanto dalle lezioni, ma anche dalle esperienze: la narrazione è suddivisa in tre parti e comincia col raccontare le amicizie e i legami maturati a scuola, con i loro piccoli drammi e gli scherzi, la solare e coinvolgente allegria; si passa poi alla letteratura, cominciando per primo non da un antico classico, ma da Harry Potter, che ormai diverse generazioni di ragazzi e di giovani adulti ricorda con affetto: la narrazione veloce e scorrevole serpeggia poi tra le storie di Omero, Virgilio e Dante senza indugiarci troppo ma soffermandosi soltanto sui momenti più emozionanti e struggenti, senza paura di viverli appieno sulla sua pelle. La terza e ultima parte del romanzo è occupata dall’epilogo, tra cui due conversazioni con due professori diversi in cui l’autore chiede loro un parere sulla sua opera. Qui l’autore descrive inoltre i giorni precedenti all’esame di maturità e gli anni successivi, che comprendono anche il periodo di quarantena per la pandemia, senza perdere la leggerezza dei suoi toni.
“Ragazzi simpatici” è un’opera coinvolgente, veloce e allegro nel ritmo del suo svolgimento, capace di far sorridere e affascinare lettori di tutte le età, dai ragazzi più giovani agli adulti: nel penultimo capitolo del romanzo, Collians Dogliotti lascia però intravedere qualcos’altro di sé, forse un aspetto nuovo che comincia soltanto adesso a prendere forma, all’alba dei suoi ventidue anni, dopo la pandemia e l’inizio di conflitti armati così vicini ai nostri pensieri: in lui sembra farsi strada la preoccupazione che segna la fine dell’adolescenza, quando il pensiero inizia a proiettarsi al di là dei confini del quotidiano e inevitabilmente conosce le prime reali delusioni, accusando sé stesso per la propria ingenuità.
“No, non mi illudo più. Non mi smuovono le vostre affermazioni, condivisibili magari, ma anche un po’ retoriche. Lasciatemi andare, lasciatemi andare via. Mi ha deluso questo mondo, mi inorridisce. Basta, basta, basta. Lasciatemi allontanare dalla tecnologia, dalle sitcom, dalle serie televisive, da questo mondo falso e virtuale che ora gioca con la bomba atomica”, afferma l’autore, chiedendo a gran voce a se stesso, al resto del mondo o forse al cielo di lasciarlo andare nel mondo incantato della letteratura, da Odisseo, Ettore ed Enea: “stanco anche lui come me”.
Collians Dogliotti non si congeda però con questi toni dai suoi lettori, ma riporta tutto in una dimensione più scherzosa nell’ultimo capitolo, dove si colloca una delle due conversazioni con uno dei suoi professori, lasciando infine il dubbio su quanto fosse reale l’atipico tono disilluso del precedente capitolo e quanto invece fosse un esercizio di stile: “Vede però che io stesso alla fine prendo le distanze da me. Una voce esterna, o forse una interna, mi accusa e critica quello che definisce il mio gioco”, afferma lui stesso. Ciò che è certo è che la contemplazione di quelle riflessioni, siano reali o puramente ipotetiche, rappresentano un’inconfondibile segno di maturazione da parte dell’autore che è riuscito a catturare appena in tempo la sua adolescenza tra le pagine della sua opera, prima che potesse sbiadirne l’emotività.
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