Wargames: un viaggio tra storia, simulazione strategia e astrazione che regala emozioni
L’ESPERTO RICCARDO MASINI PARLA DEI GIOCHI DA TAVOLO CHE HANNO CONTRIBUITO ALLA NASCITA DI DUNGEONS & DRAGONS
Sono stati una delle poche forme di gioco da tavolo considerate accettabili per un pubblico adulto e hanno indirettamente contribuito anche alla nascita di Dungeons & Dragons; nella loro lunga storia, i wargames hanno davvero lasciato un’impronta significativa nella cultura moderna.
Eppure, è un genere che, dopo aver conosciuto una grande popolarità negli Anni 70/80, oggi è un po’ una passione di nicchia.
Per scoprire di più su questo mondo, ci siamo rivolti a Riccardo Masini, uno dei maggiori esperti in materia in Italia.
Quali sono le radici storiche del wargame?
«Se parliamo in senso figurato e astratto, l’idea di “giocare alla guerra” è in effetti antica quanto il gioco stesso, e ne troviamo esempi già da millenni. Pensiamo all’antica Grecia con la sua petteia amata da Platone e Aristotele, o all’India del chaturanga citato nel poema epico Mahabharata. Da qui deriveranno i nostri scacchi che si diffusero in Europa anche grazie al rapporto con le nazioni islamiche che sorgevano nel vicino Oriente e nella Spagna. Le nuove scienze militari del Settecento porteranno a quello che già possiamo definire il gioco di guerra moderno, nato nell’area germanica: il Kriegsspiel. Poco dopo il gioco attraversa la Manica, diventando wargame, e venendo reinterpretato dallo scrittore H. G. Wells in chiave antimilitarista con il suo celebre libro Little Wars (1913). Le due guerre mondiali videro un intensissimo utilizzo di diverse tipologie di wargame. Se la Germania del secondo dopoguerra perderà interesse per il “gioco della guerra” che aveva inventato, il testimone sarà raccolto dagli Stati Uniti: qui, tramite la RAND Corporation e autori come Charles S. Roberts e Jim Dunnigan il wargame diventerà prodotto commerciale destinato al grande pubblico ».
Quali sono le tipologie principali di wargame?
« Partiamo dai più tradizionali, che rappresentano in maniera puntuale i fatti militari del passato: dalle grandi battaglie agli interi conflitti, fino agli scontri di piccole dimensioni con pochi combattenti per parte. Nel campo del wargame da tavolo la meccanica più classica è quella dei cosiddetti hex and counter, con mappe suddivise da griglie a esagoni che regolano il movimento e le interazioni di segnalini che rappresentano le unità in campo. Negli ultimi anni si è anche sviluppata molto la meccanica dei card driven games, basati su carte speciali che introducono eventi di varia natura rilevanti per le operazioni militari. Questa, però, è solo la punta dell’iceberg. Recentemente si sono diffusi giochi dedicati a conflitti più irregolari, asimmetrici e anche ibridi, che introducono anche elementi politici ed economici in una visione più ampia di quel che chiamiamo “conflitto”, spesso prendendo a prestito soluzioni provenienti da altri generi di giochi da tavolo ».
Quali elementi distinguono oggi un wargame da un gioco da tavolo?
«Anche se non si tratta di un’equivalenza assoluta, il termine wargame è spesso accostato a quello di “gioco di simulazione”: un gioco che vuole rappresentare la realtà in forma interattiva ma plausibile. Il gioco da tavolo, invece, ha come sua unica finalità
la creazione un meccanismo matematico- strategico solido ed emotivamente sfidante per i suoi giocatori. Di conseguenza, in un wargame le meccaniche delle regole non vengono scelte sulla base di una loro efficacia astratta, ma in virtù della loro capacità di rappresentare la specifica situazione che costituisce l’oggetto del gioco, in una “narrazione condivisa” tra tutti i giocatori».
Perché, dopo il loro “periodo d’oro”, oggi faticano a conquistare nuovi appassionati?
« I problemi sono diversi e forse sorprenderà sapere che se ne parla almeno dalla fine degli anni Ottanta, quando iniziò la grande crisi del settore. All’epoca si diede la colpa alle “nuove mode” di giochi di ruolo, videogame, giochi di carte collezionabili… e in molti oggi puntano il dito contro i giochi da tavolo moderni, più immediati e attrattivi per il grande pubblico. Queste analisi, però, convincono solo fino a un certo punto: più semplicemente, nell’immaginario collettivo del mondo ludico, il wargame storico viene spesso visto come un gioco per soli specialisti, brutalmente competitivo, con componentistica non all’altezza degli standard odierni e con partite interminabili. Anche questi sono ovviamente solo luoghi comuni: oggi la simulazione storica è ricca di titoli del tutto accessibili, in alcuni casi perfino cooperativi, con apparati visuali di primissimo livello e partite di durate più che ragionevoli. Anche per questo da qualche tempo si registra un crescente interesse per i giochi di simulazione, peraltro sempre più diversificati e originali. Il che comprende anche un più che salutare allargamento della base dei giocatori… anche alle giocatrici, ugualmente appassionate al giocare con la Storia e fortunatamente sempre più presenti ai tavoli».
Qual è oggi l’appassionato tipico di wargame?
« Forse non c’è una figura specifica, e anche qui abbiamo qualche luogo comune da smentire. Certo, l’appassionato tradizionale trova una collocazione demografica ben definita, ama essere considerato “il più nerd tra i nerd” o come si dice nel giro “il vecchio grognard”, ed è anche bello vedere grandi protagonisti pluridecennali del mondo del gioco gettarsi ancora su mappe e segnalini con l’entusiasmo della gioventù. A loro, però, si va a sovrapporre una sempre maggiore presenza di giovani e in generale di persone che si avvicinano all’hobby semplicemente grazie alla loro passione travolgente per la Storia. Questo anche grazie a personaggi ben noti al grande pubblico che non hanno mai fatto mistero del loro amore per le “guerre di carta”. Se il mondo anglosassone ancora ricorda attori del calibro di Peter Cushing e più di recente Henry Cavill, da noi abbiamo storici di massimo calibro come il mai dimenticato meridionalista Giuseppe Galasso o l’autore di saggi e trasmissioni televisive Sergio Valzania. Citando in chiusura il più che celebre Alessandro Barbero che si è reso protagonista di bellissimi video di anteprima di wargame e che periodicamente pubblica le foto dei suoi splendidi pomeriggi passati a spostare soldatini di piombo sui diorami di Austerlitz e Waterloo».
Tu ti occupi direttamente anche dell’iniziativa Ludo-Storia, di cosa di tratta esattamente?
« LudoStoria nasce da una duplice esigenza: da un lato promuovere una visione ampia e “trasversale” del gioco storico inteso in ogni sua forma al di là di generi e sottogeneri, dall’altro rendere agevolare l’ingresso di nuovi giocatori e giocatrici di qualsiasi età in questo splendido hobby creando un ambiente di confronto aperto e pienamente accessibile. Attualmente LudoStoria può contare su di un gruppo Facebook con più di duemila iscritti, un’associazione registrata e già nota nell’ambiente ludico, un proprio sito ricco di articoli e immagini (www.ludostoria.it), due anni di presenze a eventi pubblici di livello nazionale e anche un evento “da remoto” organizzato sul proprio server: la Virtual LudoStoriCon, che nella sua edizione 2024 ha visto più di sedici ore di conferenze con grandi personaggi della scena ludica e storica, partite dimostrative, anteprime e sessioni di gioco libero. Ad oggi, LudoStoria rappresenta un ottimo punto di partenza per chiunque voglia intraprendere il magnifico viaggio nel tempo garantito da questi piccoli miracoli dell’ingegno umano, i giochi di simulazione storici. Vi aspettiamo… e come diciamo sempre: chi non gioca con noi, LudoStoria lo colga!».
di Carlo Chericoni
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